Della noce moscata vi abbiamo già parlato in occasione di un focus sulle spezie dolci. “Spezie dolci?” direte voi, ebbene sì Fabio Gizzi, della bottega romana L’emporio delle spezie (che a breve aprirà anche a Padova) ha sfatato il mito per cui ci sarebbero spezie idonee per i dolci e spezie per i piatti salati: “A mio avviso le spezie sono neutre”, ci ha detto. “Come percepiamo certe spezie spesso dipende da come le usiamo abitualmente, credo che conti molto il fatto che siamo abituati a riconoscere determinate note in preparazioni dolci, per il resto, le possibilità sono pressoché infinite, dipende dalla sensibilità di chi fa gli accostamenti”. E seguendo questo ragionamento la noce moscata rientra a pieno titolo tra le spezie dolci.
La noce moscata non è altro che il nocciolo del frutto di un albero sempreverde originario dell’Indonesia, nelle isole Molucche, e delle Filippine, oggi diffuso in varie zone tropicali o subtropicali (Giava, Sumatra, Sri Lanka, India, Caraibi). Sull’origine del nome, sono due le ipotesi più accreditate. Una secondo la quale il nome derivi dal primo porto in cui è stata commercializzata, ovvero Mascate in Oman. La seconda, invece, tira in ballo le proprietà organolettiche: un tempo non conoscendo la provenienza della spezia la si chiamava volgarmente nuces muscatae (noce dal profumo di muschio).
Importate dall’India e dall’Estremo Oriente fin dall’antichità, le spezie non venivano usate solo in cucina. “Piuttosto che ai costumi importati dalle crociate, occorre a questo proposito pensare all’introduzione in Occidente dei testi di medicina tradotti dall’arabo e, con essi, di tutto l’arsenale farmaceutico del quale le spezie erano parte preponderante”, spiegano Massimo Montanari e Jean-Louis Flandrin in “Storia dell’alimentazione”. E l’importanza delle spezie, sotto questo punto di vista, veniva avvallato anche dai medici del tempo: “Dal XIII secolo all’inizio del XVII i medici non hanno mai smesso di raccomandare le spezie nel condimento delle vivande per renderle più digeribili”, si legge sempre in “Storia dell’alimentazione”. È anche per questo che le spezie avevano un valore altissimo, tanto che i grandi viaggi di esplorazione verso le Indie avevano, tra i principali obiettivi, proprio l’apertura di nuove rotte commerciali per portare in Europa le preziose spezie. Una di queste era appunto la noce moscata che fu oggetto di grandi ostilità fra i paesi occidentali, specie Spagna e Portogallo, i quali tentavano di aggiudicarsi il monopolio commerciale.
E a proposito delle proprietà “farmacologiche” della noce moscata, questa spezia effettivamente è uno stimolante e digestivo, nonché antisettico per dolori reumatici e nevralgici. Attenzione però: va usata con parsimonia per via delle sue proprietà allucinogene e marcotiche, tanto che un detto antico recita: “una noce è salutare, due noci nuocciono, tre uccidono”.
Se si parla di noce moscata, tocca parlare anche del macis, ovvero la membrana di colore rosso che la avvolge. Quando è fresco, il macis è carnoso e di colore rosso brillante, quando viene essiccato diventa arancione, fino al giallo ambra. Il suo aroma è caldo, fiorito e penetrante, più dolce rispetto a quello della noce moscata. In Oriente viene usato per le sue proprietà curative: l’infuso di alcune schegge messe in ammollo nell’acqua combatte la nausea, aiuta la digestione e risolve problemi ai bronchi.
Tornando alla noce moscata, questa ha un aroma raffinato, dolce e piccante insieme. In cucina si usa in molte salse: dalla besciamella, alla salsa di cipolle, ma anche nel purè e nella farcia della pasta ripiena come nel caso di ricotta e spinaci (qui la ricetta di Meraviglie in Pasta a Zagarolo). Ed è presente in tantissime miscele di spezie, trovando impiego pure in pasticceria, nella preparazione di biscotti, budini, creme, gelati o torte, come ad esempio il Panforte, che a onor del vero non è una torta ma un pane arricchito.
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