L’ultimo ad aprire, in ordine di tempo, sarà quello indiano di Ambikapur, dove il Garbage Cafè rappresenta anche una strategia di sostegno sociale ai cosiddetti “raccoglitori di stracci”, tutti coloro che in mancanza di un’occupazione o di un reddito per mantenersi perlustrava le strade della città in cerca di plastica e spazzatura da rivendere a privati capaci di monetizzare il bottino. Ma il modello del garbage o rubbish – che dir si voglia, la moneta di scambio non cambia – cafè è già conosciuto in altre città del mondo. In Cambogia, per esempio, l’attività inaugurata all’inizio di giugno nel territorio del Kirirom National Park è stata costruita proprio a partire da oggetti in plastica riciclata. E così il Rubbish Cafè cambogiano si presenta all’esterno come una modesta struttura in legno, ma all’interno le pareti sono tutte rinforzate con l’ausilio di bottiglie d’acqua (in plastica) e di birra (in vetro). E anche gli avventori possono contribuire a contrastare spreco e inquinamento ambientale: un caffè costa poco più di un dollaro… O 100 bicchieri di plastica. E chiunque si presenti carico di bicchieri da riciclare riceverà il 30% di sconto su tutte le ordinazioni.
A Londra, invece, l’esperimento è stato limitato, ormai più di un anno fa, all’arco di un weekend, con un temporary Rubbish Cafè nel cuore commerciale della capitale inglese, a Covent Garden, per iniziativa del gruppo belga Ecover, improntato analogamente al pagamento di cibo e bevande in plastica da riciclare. In cambio, il bar con cucina vegetariana offriva pietanze ideate dallo chef Tom Hunt, nel rispetto della sostenibilità. E sulla possibilità di chiudere il cerchio, non limitandosi semplicemente a lanciare un grido d’allarme per la quantità indiscriminata di plastica che finisce nei mari di tutto il mondo, scommette anche il nuovo Garbage Cafè indiano.
Il sindaco di Ambikapur, del resto, ha già avviato con profitto un programma di raccolta dei rifiuti porta a porta che oltre a far respirare la città si sta rivelando anche redditizia: le casse comunali, attualmente, guadagnano l’equivalente di quasi 20mila euro al mese dalla vendita di plastica e carta riciclate a società private. L’ostacolo principale, ora, starà nel convincere i raccoglitori di stracci a rinunciare ai magri ricavi legati alla vendita di spazzatura, per preferire invece il pasto gratuito garantito dal Garbage Cafè. Al ristorante – che impiegherà principalmente donne, sempre nell’ottica di favorire l’inclusione sociale – mezzo chilo di plastica varrà una ricca colazione, mentre con un chilo consegnato alla cassa l’avventore potrà assicurarsi un pasto completo.
Il locale, di proprietà dell’amministrazione comunale, nasce presso il capolinea dei bus più congestionato della città; e la plastica “collezionata” con il contributo dei clienti sarà riutilizzati per asfaltare le strade di Ampikapur, tecnica già utilizzata da qualche anno a questa parte in India (e perfezionata proprio da un chimico indiano), per facilitare gli spostamenti in un territorio ancora attraversato in maggioranza da strade in terra battuta. Il motto della casa? Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Gandhi insegna. Quando si dice chiudere il cerchio per davvero.
a cura di Livia Montagnoli
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