La pasta fatta in casa è una tradizione tutta italiana. Nel paese esistono centinaia di formati, alcuni si identificano con la stessa forma ma non con lo stesso nome, che cambia da regione a regione. È il caso dei maccheroni fatti al ferretto, tipica pasta fresca che si realizza, per tradizione, nelle zone del sud come Puglia, Calabria e Sicilia, ma anche in altre parti d’Italia come in Val Trebbia. È infatti il ferro utilizzato che diversifica i vari maccheroni: in Sicilia si chiamano busiate perché preparati con il buso che è il ferro da calza; stessa cosa in Sardegna dove si chiamano maccarones de busa; nelle Marche si chiamano ceppe perché realizzata con le ceppe, per l’appunto, che sono dei bastoncini di legno.
Gli ingredienti per prepararla sono quelli classici della pasta fatta in casa: acqua, semola rimacinata di grano duro e sale. Si può aggiungere l’uovo: alcune ricette lo prevedono, come quella dei maccheroni alla bobbiese che si realizzano in Val Trebbia. I metodi per realizzarla sono due. Il primo consiste nel creare dei piccoli gnocchetti o cilindretti di pasta, nello step successivo si prende il ferretto, si poggia sui due cilindretti andando a creare un solco, si richiudono gli gnocchetti con le dita e si comincia ad arrotolare il ferretto premendo sulla pasta con i due palmi delle mani fino a quando i maccheroni non si saranno allungati. Fare attenzione a non insistere troppo per allungare la pasta onde evitare di scaldarla rendendo difficile la sfilatura dal ferretto stesso. L’altro metodo, invece, serve per creare dei maccheroni lunghi: si arrotola una sfoglia di pasta lungo il ferretto e poi si sfila in un’unica mossa.
Questo formato di pasta si abbina perfettamente a sughi come quello alla siciliana preparato con melanzane e pomodori (qui la ricetta realizzata da Giorgione); o ancora semplicemente con un sughetto al pomodoro (come ha fatto Claudio Ciraci nelle selezioni di Masterchef); oppure nella versione lucana dove i frizzuli, così li chiamano da quelle parti, si preparano con sugo di pomodoro e mollica di pane raffermo e polvere di peperone crusco, tipico lucano; o in abbinamento a stracotto di manzo, in bianco senza pomodoro, come si fa in Emilia Romagna. Il formato, poi, è talmente versatile che si può abbinare a qualsiasi condimento come pesto o anche ragù o sugo con salsiccia.
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