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Crisi della birra artigianale? Schigi lascia il birrificio che ha fatto la storia

Luigi "Schigi" D’Amelio lascia Extraomnes, un altro colpo per la birra artigianale in crisi

A gennaio scorso il lampo: Extraomnes, uno dei birrifici artigianali che hanno segnato la storia del movimento italiano, chiude lo stabilimento di Marnate, trasferendo la produzione presso un altro birrificio del Varesotto, The Wall, diventando di fatto una beer firm, cioè un birrificio che produce presso terzi le birre con un proprio marchio. Alessandro Cantadori, della torrefazione Cafè El Mundo, società proprietaria del birrificio, dichiarò a Malto Gradimento che la scelta era stata presa “per avere una scala produttiva diversa”, che avrebbe permesso “di posizionare meglio il marchio in uno scenario complicato e di aprire nuovi mercati”. Andrea Turco, di Cronache di Birra, commentò la notizia soffermandosi su quello che sarebbe stato il ruolo di Luigi “Schigi” D’Amelio, il noto mastro birraio di Extraomnes, nei futuri piani aziendali: “conoscendo il suo carattere, è però lecito chiedersi quanto possa trovarsi a suo agio in questa nuova dimensione […] Schigi ha notoriamente bisogno di spazio e di libertà espressiva per rendere al meglio e la nuova fase di Extraomnes, indipendentemente dalle mire di El Mundo e dall’indiscutibile valore di The Wall, va in una direzione diametralmente opposta”.

Oggi arriva il tuono: con un laconico post su Facebook, Luigi D’Amelio annuncia la fine della sua avventura presso Extraomnes: “inutile girarci intorno, elencare i perché e i percome… La mia collaborazione con Extraomnes è terminata. Dal nome, alle birre, alla loro realizzazione, alla commercializzazione, agli eventi… ci ho messo tutto me stesso, fino alla fine… che è arrivata”.
Personalità di spicco del movimento birrario italiano, conosciuto tanto per la sua perizia tecnica quanto per la sua vis polemica, Schigi è stato l’anima del progetto Extraomnes fin dall’avvio delle attività, nel 2010. La sua conclamata bravura, soprattutto sugli stili belgi, di cui è riconosciuto maestro, lo ha portato a ottenere il premio di Birraio dell’Anno nel 2013. L’annuncio arriva in un momento non proprio felice per il movimento brassicolo artigianale italiano (e mondiale) e di certo non aiuta a generare quell’ottimismo di cui il comparto avrebbe bisogno, tanto dal lato dei produttori quanto da quello dei consumatori.

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