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Idee

Little Free Pantry. Dall'America il movimento delle piccole dispense di cibo di quartiere, per aiutare chi ha bisogno

Sono piccole, spesso piccolissime. Colorate e fai da te. Nascono nei giardini pubblici, all'ingresso delle case, in spazi urbani da riqualificare. E dispensano cibo a chi ne ha bisogno, gratuitamente, grazie alle donazioni di altri membri della comunità. La storia delle dispense di cibo comunitarie, che in America sono più di 600 e ora cercano di attecchire altrove.

  • 26 Giugno, 2019

Little Free Pantry. Cos’è

Quando si dice che le buone pratiche possono contribuire a migliorare il mondo, bisognerebbe fare tesoro delle esperienze che altrove, anche in contesti molto lontani, indicano la strada da percorrere per aiutare chi si trova in difficoltà. E il movimento Little Free Pantry, nato nel 2016 in Arkansas, è chiaramente un’idea da copiare. Ideato sul modello delle Little Free Libraries, oggi diffuse a molte latitudini del mondo (Italia compresa), lo spazio in questione è un punto d’incontro tra chi sceglie di donare cibo al prossimo e chi invece non ha di che sfamarsi: una dispensa di cibo sempre accessibile, a disposizione del quartiere. Se la pratica del bookcrossing è ormai piuttosto in voga e spesso invade spazi urbani che diventano luoghi di lettura per incontrarsi e solidarizzare col prossimo, più originale è l’idea di applicare la formula della donazione tra privati all’interno di una comunità a un bene di prima necessità com’è il cibo, in questo caso in scatola e non deperibile, per ovvie necessità pratiche.

Le dispense di cibo di quartiere del movimento Little Food Pantry

Little Free Pantry. Come funziona

Dunque sono i membri più fortunati della comunità che foraggiano con tonno e legumi in scatola o pacchi di pasta secca i corner che negli ultimi anni si sono diffusi a macchia d’olio sul territorio statunitense, fino a raggiungere oltre 600 unità censite, e con l’auspicio di raccogliere nuove adesioni da ogni parte del mondo (al momento aderisce al movimento americano anche qualche sparuta cittadina dei Paesi Bassi, ma la cartina interattiva sul sito offre una mappatura costantemente aggiornata delle realtà coinvolte). Per questo il movimento Little Free Pantry si è costituito in organizzazione no profit (un recente articolo del Washington Post racconta come tutto è iniziato), con l’obiettivo di sostenere e dare suggerimenti per l’uso a chi fosse interessato a seguire l’esempio. Al motto di “nutrire il vicinato”, il sito del progetto fornisce le linee guida di un’operazione che si fonda sulla diffusione capillare di tanti “piccoli” corner di comunità, che presi tutti insieme possono fare la differenza per sostenere il diritto al cibo di ciascuno di noi. La filosofia è semplice: piccoli gesti, replicati da milioni di persone, possono cambiare il mondo.

Il progetto disegnato per costruire una Little Free Pantry

Little Free Pantry. Come costruirla e gestirla

E il sistema è facilmente applicabile a ogni esigenza: nelle aree più povere, la nascita di un Little Free Pantry aiuterà a sfamare la famiglie in difficoltà; ma pure nelle comunità economicamente più benestanti, un punto di scambio di cibo a disposizione del prossimo può trasformarsi in ottima opportunità di aggregazione, per esempio garantendo la merenda ai bambini che escono da scuola. Il principio è sempre lo stesso: far incontrare chi vuole donare con chi ha bisogno di ricevere, ma in uno spazio informale, senza imbarazzi e non soggetto a regole stringenti (proprio le piccole dimensioni di questi spazi, e l’essere frutto di una mobilitazione spontanea della comunità le rende più agevoli da gestire ed essere fruite).

Online, la guida per costruire una Little Free Pantry parte dalle basi, fornendo il progetto di riferimento per realizzarla; ma le personalizzazione dello spazio è vivamente raccomandata. Poi si passa ai consigli sullo stoccaggio: come rifornire il punto di distribuzione, assicurandosi che il cibo non deperisca? E cosa raccogliere? Le foto di chi ha già realizzato la propria Little Free Pantry fanno il resto, incoraggiando chiunque a cimentarsi con l’esperienza, previa autorizzazione delle autorità locali. In Italia potrebbe funzionare?

http://www.littlefreepantry.org/

 

a cura di Livia Montagnoli

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