Parlare di impresa basata sulla natura è un’utopia? Nell’Italia che fatica a comprendere il valore delle cosiddette aree marginali superare quest’idea è ancora difficile. Tanto più che all’origine di un percorso di investimento sulla natura dev’esserci sempre una consapevolezza mirata a tutelarne i punti di forza, su un orizzonte di convivenza armonica con l’ecosistema in cui si opera. Perché la ricchezza di un territorio – sia esso una zona rurale da sottrarre all’incuria o un’area montana in avanzato processo di spopolamento – è costituita dalla sua biodiversità, culturale e ambientale. E l’obiettivo delle pratiche “rewilding” (dall’inglese wild: selvatico) è proprio quello di indirizzare gli sforzi imprenditoriali a un approccio conservativo, che stimoli però – attraverso la riattivazione di relazioni umane, il ripristino di pratiche agricole, la tutela di fauna e flora locali – la nascita di nuove economie sostenibili.
Rewilding Apennines è il progetto che si è costituito nell’ambito della più ampia iniziativa Rewilding Europe nel quadrante dell’Appennino Centrale (e a proposito di Appennino, ma più a nord, dalle stesse premesse prende le mosse il progetto Appennino Pop), per individuare nuove soluzioni per lo sviluppo dei territori interessati e favorire così la costituzione di una rete di imprenditori “rewilding”. A crederci con forza è Valerio Reale, che con sua moglie si è trasferito all’inizio del 2020 nel borgo abruzzese di Capodacqua (AQ), piccolo centro della Valle del Tirino, con l’idea di approfondire le risorse della regione di cui è originaria la sua famiglia, e scommettere su un territorio che i più considererebbero marginale: “Pensare a un futuro dove le nostre comunità possano lasciarsi guidare dalla natura, invece che sempre cercare di governala, è il nostro motore di ricerca. Rewilding, in questo senso, ci sta offrendo una possibilità”. Ma in cosa consistono i progetti di ri-naturalizzazione e sviluppo di impresa promossi dall’associazione?
Dal 1 al 4 ottobre 2020, a Pettorano sul Gizio (siamo ancora in Abruzzo, alle porte del Parco della Majella, nella prima Comunità Montana a misura d’orso) ci sarà modo di scoprirlo, in occasione del seminario Rewilding Economy, che prende spunto anche dalle nuove sfide poste dalla pandemia. La chiamata ha carattere internazionale, e può contare, tra gli altri, sull’appoggio di Legambiente e dell’Università di Scienze Enogastronomiche di Pollenzo. Il focus verterà su molteplici temi che insieme possono concorrere a valorizzare i territori marginali: agricoltura e allevamento di montagna, ospitalità e cibo, piccolo artigianato e turismo. E ogni partecipante sarà chiamato a presentare le proprie idee, per arrivare a definire progetti pilota per il futuro dell’Appennino Centrale – tra Abruzzo, Lazio e Molise – con il supporto di Rewilding Apennines. Il seminario si rivolge a un massimo di 20 partecipanti, previa iscrizione al costo di 230 euro (80 per la singola giornata, buona parte dei proventi saranno utilizzati a supporto delle comunità a misura d’orso), tra tutti coloro che vogliono investire nei territori dell’Appennino Centrale, ma anche a chi è già titolare di imprese locali, e vuole ripensare il proprio approccio in ottica rewilding (ambiti di riferimento: agricoltura, allevamento, artigianato, turismo, formazione).
La candidatura dovrà essere inoltrata online entro il 13 settembre, compilando il form in italiano disponibile sul sito del progetto. “Crediamo che, specialmente durante la pandemia, molti imprenditori abbiano cominciato a realizzare che il loro modello economico non è più a lungo sostenibile. Nel caso dell’ospitalità, del turismo, della ristorazione, dell’agricoltura e del piccolo artigianato, appare mai come ora opportuno indirizzarsi verso un’economia sostenibile più diversificata: la diversificazione, nuove forme di cooperazione e un approccio più attento alle risorse sembrano essere dei punti chiave”, spiega Valerio Reale. Per quattro giorni i partecipanti frequenteranno laboratori, workshop, attività in natura: “Esiste una piccola ma crescente comunità di persone – specialmente nei loro trenta – che stanno tornando a vivere nelle aree rurali o vogliano spostarsi fuori dagli agglomerati urbani, in cerca di una migliore qualità di vita. La nostra ambizione è quella di offrire a queste persone un’alternativa, al fine di creare nuove economie basate sulla natura, che possano non solo generare nuovi profitti ma anche contribuire a fronteggiare le sfide ambientali e sociali che noi oggi affrontiamo in Appennino centrale”.
a cura di Livia Montagnoli
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