L’informazione all’epoca di Selvaggia Lucarelli è anche – troppo – la continuazione dei social network con altri mezzi, una macchina che per un clic in più produce costantemente indignazioni che durano poco e non portano da nessuna parte, intrattengono solo il pubblico distratto e annoiato. L’indignazione principale dell’estate (funziona come nelle fiction, con una storia portante e altre storielle più piccine come i cornuti di Torino) riguarda il turismo, come va la stagione e soprattutto i prezzi. È in atto un vero e proprio scontrino-gate da Ventimiglia a Otranto, con ostensione non solo di prezzi troppo elevati ma, variante 2023, di sovrattasse a capocchia per piattini vuoti in più o divisione dei toast.
Il gossip pezzente sui prezzi, il “signora mia” è stato già ampiamente esplorato, soprattutto dalla testata che fu tra gli altri di Biagi e Montanelli e oggi nell’inserto economia illustra come preparare l’insalata di riso a 1 euro. Io vorrei provare invece a cavare un po’ di sangue da questa rapa e a suggerire alcuni spunti di riflessione che si spera possano superare il pranzo di ferragosto (desiderio vano di chiunque scriva). Vado per punti, ché il caldo invita alla brevità, guardandola da tre lati.
Alla ripresa, ci saremo tutti dimenticati di questi scandali tascabili in favore di altre indignazioni, ma sarebbe utile che, chi per mestiere dovrebbe offrire esperienze a chi viene a mangiare e bere nei loro locali, si ricordasse dell’importanza dei ruoli e di quell’equilibrio zen che si chiama corretto posizionamento. Raggiunto il quale si può fare come quel negoziante che tanti anni fa si rifiutò di vendere a un ragazzo un paio di scarpe da tennis perché le avrebbe rovinate giocandoci a pallone. Potrete farlo, perché avrete raggiunto la saggezza del Buddha ristoratore.
Namastè.
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