Con il nome “catagna”, gergalmente, ci si riferiva all’anfratto sottomarino in cui i pesci si nascondevano tentando disperatamente di sfuggire alla cattura dei pescatori. Mai nome per un ristorante fu più adatto e, chi si trova dalle parti di Bacoli, in particolare nella zona di Punta Pennata, può capire il perché.
Incastonata nella montagna, La Catagna non si fa trovare subito. Bisogna percorrere un po’ di strada, superare l’ingresso della Piscina Mirabilis – una grande cisterna d’acqua potabile costruita dagli antichi romani – e tra scale e vicoletti, magari chiedendo qualche indicazione, ci si trova davanti l’insegna su una piccola porticina. Una porta che, però, si apre verso l’infinito, catapultando l’ospite in uno scenario pittoresco dove ogni elemento sembra irreale per quanto sia tutto così sorprendentemente bello e magico.
Dopotutto siamo a Bacoli, terra della Sibilla Cumana, luogo che ammalia per la sua storia intrisa di mistero e che lascia a bocca aperta per i suoi incantevoli paesaggi. Ci troviamo su una terrazza a picco sul mare e davanti a noi l’azzurro delle acque si mescola a quello del cielo e il silenzio rumoroso della natura unito al profumo che fuoriesce dalla cucina rapisce i sensi. Proprio come in un vero rifugio qui ci si sente subito al sicuro, una sensazione di calore e di casa avvolge quando la famiglia Della Ragione dà il benvenuto: in questa trattoria di mare, a conduzione prettamente familiare, l’accoglienza e la cordialità sono un punto di forza, ma non l’unico.
La sala interna è piccola, si contano una trentina di coperti, ma nella bella stagione, o anche nei periodi autunnali e primaverili per i più audaci, magari con l’ausilio di un plaid messo a disposizione degli ospiti, si può godere della terrazza panoramica, coperta da un pergolato. In cucina le generazioni della signora Amalia e del figlio Crescenzo si fondono in maniera trasversale, dando vita ad una proposta culinaria che si basa su piatti tradizionali preparati con tecniche moderne e impiattamenti creativi. Il menu è recitato soltanto a voce: gli ingredienti, infatti, sono giornalieri, perché il pesce che arriva in tavola è pescato dello stesso Crescenzo. Questo garantisce freschezza e una grande qualità delle materie prime, ma anche competenza nel trattarle. Proprio per questi motivi la scelta è abbastanza ristretta: il percorso parte con un antipasto fisso per poi poter scegliere tra due primi e due secondi.
Si comincia con una sorta di amuse-bouche composto da piatti come le alici affumicate e il sushi di spigola. Le preparazioni delicate e mai invadenti ci permettono di assaporare tutta la freschezza del pesce. L’antipasto continua con una polpetta di patate e baccalà, presentata nel classico “cuoppo” di carta e servita con una maionese al lime: frittura leggera e asciutta, viene voglia di fare il bis. Poi un classico ma intramontabile polipetto alla Luciana che fa venire voglia di pulire il piatto con facendo la “scarpetta”. I primi confermano la coerenza del percorso e la filosofia del locale basata su semplicità e gusto: candele alla genovese di tonno e linguine alla rana pescatrice. Tra i secondi un delicatissimo tonno al pepe verde con una salsa perfettamente bilanciata che esalta la bontà del pesce. La carta dei vini è essenziale ma ben organizzata e con un occhio al territorio, il personale di sala si dimostra molto preparato nel consigliare l’opzione più adatta. Sui dolci, della cui preparazione si occupa il nipote della signora Amalia, si sceglie tra millefoglie scomposta con crema e frutti di bosco, babà e tiramisù. Anche qui si ritrovano tutte le qualità che ci si aspettano per chiudere in bellezza il percorso: freschezza, gusto e delicatezza. Il cliente si alza soddisfatto, arricchito da un’esperienza vissuta a 360 gradi che coinvolge tutti i sensi. Il conto finale è di circa 50 euro a persona, vini esclusi.
A cura di Valentina Curcio, Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia – Università degli Studi Suor Orsola Benincasa (Napoli) in convenzione con Gambero Rosso Academy.
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