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La Brexit colpisce ancora. Nei supermercati dell’Irlanda del Nord arrivano le etichette “non per l’Unione Europea”

A inizio ottobre i supermercati dell'Irlanda del Nord dovranno inserire le etichette "non per l'UE" su diversi prodotti. Seguirà la Gran Bretagna nel 2025. Intanto, in una nota catena le nuove diciture post Brexit sono già comparse.

  • 24 Agosto, 2023

Ci risiamo. I segni della Brexit si fanno sempre più evidenti nel Regno Unito: il settore delle birre artigianali, per esempio, complici anche la pandemia e la guerra in Ucraina, sta attraversando una crisi apparentemente irreversibile. E ora anche le etichette parlano chiaro: nell’Irlanda del Nord arrivano i prodotti targati not for the EU, non per l’Unione Europea, frutto dell’accordo sul Quadro di Windsor.

Le etichette “non per l’UE”, dopo il Quadro di Windsor

Facciamo qualche passo indietro per capirne di più: l’accordo politico sul Quadro di Windsor comprende una serie di soluzioni comuni volte ad affrontare in modo definitivo le sfide pratiche cui devono far fronte i cittadini e le imprese dell’Irlanda del Nord. In sostanza, si tratta di un accordo post Brexit annunciato a febbraio 2023 e progettato per porre fine alla lunga disputa tra Unione Europea e Regno Unito sul protocollo dell’Irlanda del Nord. Nell’ambito di questo patto, è stata introdotta anche una nuova forma di etichettatura per alcuni beni al dettaglio che si spostano dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. E così, tra gli scaffali di alcuni supermercati del Paese, sono apparse le prime etichette not for EU, in particolare per la carne prodotta a marchio Asda, catena di supermercati britannici che per prima ha inserito la nuova dicitura.

Il protocollo dell’Irlanda del Nord

Per tutti gli altri, la data fissata per l’introduzione delle etichette post Brexit è l’inizio di ottobre, e riguarda principalmente prodotti a base di carne e alcuni latticini, mentre per il resto del Regno Unito si parla di luglio 2025. Un’etichettatura che riguarderà anche prodotti sfusi come frutta e verdura, e che garantisce che le merci non vengano spostate in Paesi dell’Unione Europea, come per esempio la vicina Irlanda. Un’iniziativa, dicevamo, nata in seguito al Protocollo dell’Irlanda del Nord, accordato nel 2019 dall’allora primo ministro Boris Johnson, che prevedeva di proteggere il mercato unico dell’Unione Europea: di fatto, però, pur mantenendo il canale commerciale aperto, rimaneva un confine fisico, marittimo, tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord, che rendeva il commercio più complesso e costoso. Regole “altamente burocratiche e piuttosto inutili” le aveva definite il presidente della catena di supermercati Marks&Spencer, attaccando duramente il protocollo.

I costi per i supermercati

Eppure, quella dell’etichettatura non sembra poi una così buona idea ai supermercati del Regno Unito, che già in passato avevano esortato il governo a ripensare la decisione, poiché avrebbe comportato un aumento di costi per rivenditori e clienti. Niente da fare per il momento, tutto sembra procedere come da accordi, anche se potrebbero esserci dei piccoli accorgimenti sulla norma. Per esempio, lo scorso luglio il Dipartimento dell’Ambiente, dell’Alimentazione e degli Affari Rurali ha dichiarato che saranno messe in atto delle procedure specifiche durante i primi mesi del nuovo regime, per garantire ai commercianti alimentari autorizzati di beneficiare della cosiddetta “corsia verde” tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

 

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