Sgranocchiare un biscotto Oreo o sciogliere in bocca un rettangolino di KitKat non è mai stato così amaro. Dietro il sapore intenso del caco e quello avvolgente della crema di latte rischia di nascondersi una storia di sfruttamento, fatta di acri di foreste abbattute e comunità indigene espulse. Un paradosso che sta emergendo con forza dalla lotta contro la deforestazione in Papua Occidentale, una delle regioni con più biodiversità del pianeta. Dove l’olio di palma, l’ingrediente silenzioso di molti prodotti alimentari come cioccolato, biscotti e snack, sta diventando un simbolo di un conflitto tra gusto e coscienza.
Gli indigeni della regione sotto controllo dell’Indonesia dal 1963 stanno infatti alzando la voce per opporsi al presunto ecocidio nel loro territorio per mano di alcune multinazionali. La campagna si rivolge a importanti marchi della grande distribuzione tra cui KitKat, Smarties, Aero, Oreo, Ritz. Brand, in particolare quelli appartenenti al gruppo Nestlé (proprietaria di KitKat e Smarties) e Mondel?z (Oreo e Ritz), che secondo quanto riferito da un’inchiesta di Greenpeace si avvarrebbero di fornitori di olio di palma operanti in Papua Occidentale, dove la deforestazione è legata a violazioni dei diritti indigeni.
Qui da decenni migliaia di ettari di foresta pluviali millenarie, habitat di oranghi, uccelli del paradiso e tribù indigene come gli Awyu e i Moi, vengono abbattuti per far posto all’agricoltura. Una condotta perpetrata anche in zone protette, malgrado le aziende sostengano di monitorare le filiere. «Noi abbiamo standard rigorosi per garantire una filiera di fornitura di olio di palma senza deforestazione attraverso una combinazione di strumenti, tra cui la mappatura della filiera, la certificazione, il monitoraggio satellitare e le valutazioni sul campo», ha detto Neslé al quotidiano britannico TheGuardian.
Nonostante le rassicurazioni, il 20 marzo scorso più di 90 tribù, organizzazioni politiche e gruppi religiosi hanno chiesto il boicottaggio dei prodotti implicati nell’occupazione indonesiana, nella prima e più grande campagna della Papua Occidentale mai annunciata per l’indipendenza dei Papuasi occidentali e la fine dello sfruttamento della loro terra. «Ogni volta che mangiamo un prodotto con olio di palma, stiamo contribuendo a un’industria che sta cancellando intere culture» ha spiegato Raki Ap, portavoce del Movimento per la Liberazione Unita di Papua Occidentale (ULMWP). «Non è solo una questione di alberi: è un genocidio nascosto», ha detto.
In poco meno di dieci giorni le iniziative correlate al boicottaggio dei prodotti contenenti olio di palma e le azioni legali contro le concessioni illegali hanno guadagnato attenzione internazionale. Ma per gli attivisti la strada è ancora lunga. Basti pensare che già quattro fa, nel 2021, il governo della Papua Occidentale aveva deciso di revocare licenze per oltre 250.000 ettari di terra destinata alla palma da olio. Un passo significativo verso la protezione delle foreste rimaste, ma non abbastanza per garantire il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione del territorio. Specie con l’avvio da parte dell’Indonesia dei lavori per la più grande piantagione di olio di palma al mondo proprio in Papua Occidentale.
Secondo i resoconti, le aziende dietro al progetto Tanah Merah hanno in programma di stabilire piantagioni di olio di palma nell’est del paese su oltre 140.000 ettari, un’area grande il doppio della capitale indonesiana, Giacarta. Allo stesso tempo, le autorità indonesiane hanno in programma di trasformare Merauke , nel sud, in un sito di 2 milioni di ettari per la produzione di 2,6 milioni di tonnellate di zucchero e 244 milioni di litri di bioetanolo ogni anno. Così, mentre le multinazionali cercano soluzioni, come l’olio di palma coltivato in zone già deforestate, le comunità indigene ricordano che la sostenibilità non può prescindere dalla giustizia sociale, come i leader dell’ULMWP Ap: «La posizione dei cittadini della Papua Occidentale è molto chiara: siamo una colonia moderna».
© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007 Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati