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"Annatece voi!", "je pijasse un colpo" e gli altri insulti antisemiti contro il Festival del carciofo nel quartiere ebraico di Roma

Il post pubblicato dalla pagina Instagram @theromanpost ha innescato una serie di considerazioni, più e meno civili, contro lo stato di Israele. L’evento si propone invece come celebrazione di una cucina tanto antica e rigorosa quanto aperta alle contaminazioni esterne

  • 05 Aprile, 2024

L’annuncio da parte della popolare pagina Instagram @theromanpost riguardante la terza edizione del Festival del carciofo romanesco, che si terrà dal 7 al 10 aprile all’interno del quartiere ebraico di Roma, ha fatto registrare un insolitamente alto numero di commenti, perlopiù antisemiti e contro Israele. «Annatece voi! Io neanche se mi pagano loro», o «Un CARCIOfo ai diritti umani», alcuni dei meno offensivi, fino ad arrivare ad un meno prosaico «Je pijasse un colpo».

La lunga storia della cucina giudaico-romanesca

Altre considerazioni fanno invece riferimento ad un’auspicata distribuzione di angurie, la cui emoji è diventata sui social network un simbolo di sostegno al popolo palestinese, in quanto il frutto cresce  anche nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, oltre a presentare gli stessi colori (rosso, bianco, nero e verde) della bandiera palestinese. “Non si può confondere l’iniziativa gastronomica di ristoratori romani di fede ebraica con quello che succede a Gaza”, scrive un altro utente. Effettivamente, la storia dietro la celebre versione, orgogliosamente rivendicata dagli abitanti capitolini, dell’ortaggio “alla giudia” affonda le sue radici addirittura nel II secolo a.C., quando già si registrava una nutrita comunità ebraica residente a Roma.

 

Due carciofi alla giudia in una trattoria romana

La cucina kasher e l’apertura alle influenze estere

Una cucina familiare, stretta tra i rigorosi precetti religiosi relativi ai cibi permessi dall’ebraismo, detti kosher, ma al contempo aperta a contaminazioni esterne come ad esempio quella spagnola. Datata 1492, infatti, l’espulsione dalla Spagna della comunità ebraica locale, che trovò iniziale rifugio proprio a Roma. Proprio all’influenza iberica si deve l’ampio uso dell’olio d’oliva in diversi piatti della tradizione, tra i quali i già citati carciofi alla giudia, che nell’olio vengono immersi. In questo contesto che interseca tradizione ed innovazione va ad inserirsi proprio l’imminente Festival, al quale hanno aderito 20 ristoranti del quartiere ebraico romano che puntano a superare la quota di 40mila carciofi consumati nel corso della passata edizione. Per farlo, verrà anche proposto un particolare gelato il cui gusto ricorda proprio quello dell’ortaggio in questione.

Sotto accusa i carciofi “alla giudia”

Già in passato, neanche troppo lontano a dire il vero, una scritta sui muri capitolini postata sempre da @theromanpost che recitava “vorrei tu fossi mia come un carciofo alla giudia” aveva sollevato, in mezzo a chi se la prendeva con l’atto di vandalismo in sé, riferimenti alla Palestina libera.

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