Trolley ripieni di pesce e valigie con maximolluschi proveniente dalla Cina coperti di ghiaccio. Erano in condizioni sanitarie estremamente rischiose i due quintali di prodotti sequestrati dai Nas di Roma nel corso dei controlli effettuati nelle scorse settimane in alcuni locali di cucina etnica della Capitale. Il sospetto è che la merce sia stata importata via aereo per poi essere conservata negli stessi borsoni da stiva in cui aveva viaggiato, mettendo a rischio le proprietà di centinaia di chili di pesce. Una scoperta che, oltre a mettere nei guai gli all you can eat che propongono cucina cinese e giapponese, apre le porte a un nuovo inquietante fenomeno nel mondo della ristorazione.
Secondo quanto riportato dalla Cronaca di Roma del Corriere della Sera, invece che in celle frigorifere i prodotti ittici scoperti dagli investigatori dell’Arma erano stipati in bagagli di persone presumibilmente scese da poco da aerei provenienti dall’Asia e dall’Estremo Oriente. Il sospetto di chi indaga, infatti, è che pesce e crostacei pronti all’uso, trovati avvolti da cellophane o incartati in maniera artigianale, siano stati imbarcati nell’aeroporto di partenza come bagaglio a mano o da stiva per poi essere ripreso all’arrivo e portato fuori dall’aeroporto di Fiumicino senza troppi problemi. Così facendo, a una temperatura di più di dieci gradi, si sarebbero alterate le qualità organolettiche del prodotto, portando la merce sulla via della macerazione e provocando gravi rischi per i consumatori.
L’episodio è solo l’ultimo di una serie di traffici analoghi scoperti dal Nucleo antisofisticazione e sanità dell’arma a Roma e in altre città italiane, tra cui Milano. Sì, perché negli scorsi anni, proprio nel capoluogo meneghino, furono sequestrate più di sei tonnellate e mezzo di pesce clandestino nascosto nei bagagli di ristoratori asiatici che lavoravano in zona Paolo Sarpi. Molluschi e crostacei di grandi dimensioni che, più che nostrani o analoghi a quanto si può trovare nei mercati del pesce presso i quali si riforniscono i ristoratori, erano simili a quelli provenienti dal Sol Levante. Ecco perché ora, dopo il sequestro in una prima operazione di quasi due quintali di pesce importato senza alcuna autorizzazione nella Capitale, i carabinieri sono al lavoro per indagare sui canali di rifornimento di alcuni locali e per portare alla luce l’esistenza di un traffico di prodotti ittici senza precedenti con destinazione Roma e provincia.
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