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Il prezzo minimo dell'alcol non riduce i consumi compulsivi. La ricerca scozzese

Uno studio dell'Università di Sheffield mette in dubbio la politica del minimum unit price adottata da Edimburgo nel 2018. E il Governo presenta un nuovo piano anti-alcol sul modello irlandese

  • 09 Luglio, 2023

Aumentare i prezzi dell’alcol non ne disincentiva il consumo. È quanto è emerso da uno studio commissionato da Public Health Scotland all’Università di Sheffield nell’ambito della valutazione complessiva della legislazione Mup (Minimum Unit Price), introdotta in Scozia nel 2018, dopo diverse battaglie finite anche in Tribunale.

Come funziona la politica del prezzo minimo

Attualmente il prezzo minimo di vendita è applicato a tutte le bevande alcoliche vendute in Scozia con titolo alcolometrico superiore a 0,5% ed è pari a 50 pence per unità di acol. Ad esempio, su una bottiglia di vino da 0,75 cl con un titolo alcolometrico di 12%, il prezzo minimo è di 4,5 sterline. Se si parla di whisky di 40 gradi, allora il prezzo minimo per unità (0,70 cl) è di 40 euro. L’obiettivo principale della normativa – uno degli strumenti “più efficaci” alla lotta all’abuso di alcol, secondo l’Oms – era ridurre i consumi dannosi di alcol ma, a quanto pare, non ha funzionato. Il Parlamento dovrà, quindi, decidere se continuare o meno con la sua applicazione oltre i sei anni previsti per legge.

Cosa dice la ricerca

La ricerca della Public Health Scotland si basa sui dati raccolti in Scozia tra gennaio 2009 e febbraio 2020 e tra 38.674 consumatori di alcol, e mostra come la riduzione sia stata minima. Inoltre, viene fuori come il Mup non abbia prodotto alcun cambiamento nel tipo di bevande alcoliche consumate dai bevitori compulsivi, né nei loro modelli di consumo (numero di giorni di consumo alla settimana, numero di unità per occasione; occasioni in cui si beve da solo, e così via).

Il piano nazionale per diminuire i consumi

Intanto, in attesa di capire se rinnovare il Mup e se fissare un nuovo prezzo minimo, il Governo scozzese ha presentato un piano nazionale anticancro, che riguarda anche il vino. La strategia si concentra sulle A: rendere l’alcol meno disponibile, meno accessibile e meno attraente (“less available, affordable and attractive”). Nello specifico, entro marzo 2026, sono previste delle restrizioni alla pubblicità e alla promozione di alcolici, oltre all’introduzione in etichetta delle informazioni sulla salute. Un nuovo caso irlandese? Il Paese che ha introdotto l’etichetta sanitaria per vini e alcolici , scatenando polemiche in tutta Europa. Lo si vedrà nei prossimi mesi. Intanto i riflettori sono puntati sul Parlamento e sulla prossima decisione sul prezzo minimo di alcol.

 

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