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Il 58% degli italiani vuole tornare a mangiare al ristorante. Il sondaggio Vinitaly-Nomisma

La riapertura dei ristoranti e del comparto del fuori casa vale 6,5 miliardi di euro per i soli consumi di vino. Ma i clienti torneranno a mangiare al ristorante?

  • 16 Maggio, 2020

Torneremo a mangiare al ristorante?

Si riapre. Il 18 maggio anche i ristoranti e, in generale, il comparto del “fuori casa” rialzerà le saracinesche, riattivando un canale naturale per il vino italiano che vale al consumo 6,5 miliardi di euro l’anno. La domanda è: dopo due mesi di lockdown gli italiani hanno davvero voglia di tornare a mangiare fuori dalle mura domestiche?

Secondo il sondaggio istantaneo dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, realizzata ad aprile su un campione rappresentativo di 1000 consumatori di vino, solo il 23% degli italiani (in particolare donne, del Sud, che hanno avuto problemi sul lavoro) dichiara che andrà meno al ristorante, a fronte di un 58% per cui non cambierà nulla, fatte salve le adeguate misure di sicurezza da prendere (45%).

Sul fronte revenge spending, ovvero la ‘spesa della vendetta’ post-lockdown per i beni voluttuari come il vino: il 10% prevede di spenderne più di prima fuori casa, valore che sale al 15% per i millennials (25-40 anni) e per chi non ha avuto problemi sul lavoro (13%).

Una ripresa per il mondo del vino

In Italia, rileva l’Osservatorio – al di fuori dell’emergenza Covid – circa un terzo dei consumatori beve prevalentemente fuori casa (42% i millennials), con un valore che incide per il 45% sul totale delle vendite in Italia (14,3 miliardi di euro nel 2018). Il prezzo medio alla bottiglia è di 15,4 euro, mentre al calice la spesa è di 5,7 euro, secondo l’indagine.

Per il responsabile dell’Osservatorio Denis Pantini: “Il ruolo della ristorazione e gli effetti del lockdown sulle vendite di vino – sia in Italia che all’estero – sono anche desumibili dalle giacenze a fine aprile di quest’anno, che evidenziano le penalizzazioni subite da denominazioni blasonate, ma non solo, che trovano nell’Horeca il principale canale di commercializzazione (vedi box). Accanto ai vini premium, anche i vini tipicamente somministrati nelle trattorie, rimaste chiuse in tutto questo periodo.

La nostra speranza” conclude il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovaniè che gli storici partner dell’Horeca – tra i più penalizzati dall’emergenza – possano essere messi al più presto nelle condizioni di poter riprendere il proprio cammino. Vino, accoglienza e ristorazione rappresentano il primo fattore distintivo del nostro Paese nel mondo e trovano in Vinitaly il luogo di incontro per eccellenza, con una media di 18mila buyer italiani dell’horeca, dei quali 2/3 legati alla ristorazione”.

Le giacenze di alcune delle principali denominazioni

Castelli Romani +36%

Soave +24%

Frascati +22%

Falanghina +16%

Montefalco Sagrantino +9%

Nobile di Montepulciano +8%

Chianti Classico +6%

 

 

a cura di Loredana Sottile

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