Dopo la laurea in Scienze Turistiche, gli “studi” si spostano dall’altra parte del pass del ristorante, iniziando proprio dal Biafora restaurant (il ristorante all’interno dell’hotel, tuttora operativo e aperto solo agli ospiti), partendo volutamente dai gradini più “bassi”. Parliamo di Antonio Biafora che durante i periodi di bassa stagione ne approfitta per fare stage in varie città italiane, da Caserta a Sottomarina, fino ad approdare all’Alma di Colorno, per poi continuare con gli studi e altri stage: al Ristorante il Vigneto di Roddi d’Alba, al Bracali di Massa Marittima e a Potenza con il compianto chef Frank Rizzuti da Cucina del Sud. Ma l’obiettivo è sempre stato quello di tornare a San Giovanni in Fiore, nella sua Sila per dedicarle il suo ristorante.
Albicocca ossidata, gin e zafferano
Hyle, che si legge “ile”, è un termine coniato da Aristotele e significa materia, veniva usato dai greci sin dalle prime visite sull’altopiano silano: la Sila e i suoi incantevoli e millenari boschi erano un posto ricco di legna, di materia appunto. Hyle, poi Silva (selva dal latino), poi Sila. L’intento di Biafora è ripercorrere questa via, che parte dalle colline sul mare e arriva in cima alle montagne, un percorso relativamente breve che comprende un territorio fertile e ricco di materie prime diverse e interessantissime, dalle quali si parte per costruire un progetto di cucina che, arricchito da esperienza e trascorsi dello chef, traccia una mappa di eccellenze territoriali, individuando agricoltori, allevatori e piccoli produttori e attiva una catena di sostenibilità economico-sociale.
Spaghetto burro e levistico
Il menu di Hyle è studiato da Antonio Biafora insieme a Francesco Cardace per mesi. La centralità del mondo vegetale non è solo una scelta gastronomica ma una filosofia che si riflette nella costruzione del menu, dove ortaggi, erbe spontanee e fermentazioni giocano un ruolo da protagonisti insieme a tutti gli ingredienti della Sila. Dalle trote allevate a San Giovanni in Fiore alla capra rustica di Calabria allevata allo stato brado, dalle quaglie di un piccolo allevatore fino a funghi, tartufo, erbe aromatiche e l’anice nero, che qui nasce spontaneo. E persino la resina. Delle materie prime a disposizione, in cucina viene utilizzato tutto, seguendo una filosofia di sostenibilità che è nel DNA della cultura di Antonio Biafora. Uno chef curioso e sperimentatore, con una consapevolezza matura che lo porta a ricercare i prodotti più interessanti del territorio e a lavorarli utilizzando tecniche contemporanee, provando cotture e abbinamenti ogni volta diversi, in una sperimentazione mai fine a se stessa, bensì diretta a creare piatti di forte impatto e di grande originalità.
San Giovanni in Fiore (CS) – c.da Garga s.s. 107 – 0984 970722
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