Quanto influisce la presenza – con il relativo intervento dell’uomo – di un vigneto sulla biodiversità del terreno? Rispondono alla domanda due interessanti studi condotti dal SATA Studio Agronomico, UNIMI e UNIBS e oggi fruibili online in modalità open source. La premessa da cui partire è ben nota a chi studia la biologia dei terreni: il suolo è l’ecosistema più complesso e diversificato al mondo, ospitando un quarto delle specie viventi sul pianeta. Tra i diversi organismi che vivono nel suolo, gli artropodi rappresentano una componente importante della biodiversità e vengono considerati come dei buoni indicatori di qualità, poiché risultano sensibili alle variazioni di condizioni chimico e fisiche del terreno e alle pratiche di gestione svolte dall’uomo. Dunque la ricerca è partita da questi organismi per analizzare la biodiversità dei suoli in Franciacorta, regione a vocazione vitivinicola famosa nel mondo. Su un’area complessiva di 2615 ettari (con 117 cantine), sono stati indagati cento campioni da cento vigneti diversi, nell’arco di un periodo di cinque anni, dal 2014 al 2018. Questo considerando sia vigneti coltivati in modo convenzionale, che produzioni biologiche. Così sono stati identificati diciannove diversi gruppi di artropodi, e i ricercatori hanno evidenziato i fattori che più influiscono sulla loro presenza e sul loro comportamento: sostanza organica, umidità, temperatura e pH del suolo. Il risultato più evidente enfatizza il ruolo delle coltivazioni biologiche nella tutela della biodiversità. Lo studio ha infatti evidenziato un effetto positivo sulla biodiversità dei suoli, in termini di diversità di gruppi (numero di diversi gruppi presenti nel medesimo sito) in relazione alla gestione biologica dei vigneti e all’aumento del periodo di conversione dalla gestione convenzionale a quella organica: livelli maggiori di diversità sono stati osservati a fronte di periodi più prolungati di adozione della gestione biologica del vigneto.
E questa è una buona notizia per la Franciacorta, che a oggi è la denominazione con la più alta percentuale di vigneti in biologico d’Italia, con oltre due terzi della superficie vitata complessiva trattata in bio. L’obiettivo a lungo termine della ricerca è quello di comprendere queste dinamiche per intraprendere azioni meno impattanti suolo, evidenziando l’importanza di una visione aziendale rispettosa dell’equilibrio ecologico e del suo valore agrario ed ambientale. La crescita delle superfici coltivate secondo il metodo biologico, infatti, in Franciacorta non dipende da un’azione diretta del Consorzio, ma è frutto di un incremento della sensibilità delle singole aziende sempre più consapevoli che per qualità delle produzioni non si può più intendere solo la qualità organolettica del vino, ma si deve dare un significato più ampio. In questa direzione, anche il Consorzio, negli ultimi anni, ha contribuito con alcune sue attività e progetti ad aumentare questa sensibilità, dimostrandosi all’avanguardia nella ricerca scientifica in campo vitivinicolo.
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