Fileni è stata multata dall’Antitrust, per un valore di 100mila euro, per pratica commerciale scorretta. Sotto accusa sono l’italianità dei mangimi utilizzati per nutrire i polli.
Il caso era stato sollevato dal Codacons, l’associazione a tutela dei consumatori, già qualche mese fa, invitando l’Antitrust a indagare su «messaggi potenzialmente ingannevoli con cui Fileni presentava al pubblico la propria produzione di pollame» presentati sul sito dell’azienda stessa. I controlli effettuati dall’Autorità hanno difatti dato ragione al Codacons che, in una nota ufficiale, commenta: «Con riferimento ai due vanti utilizzati da Fileni relativi rispettivamente, l’uno, all’integrale produzione agricola (diretta o indiretta, tramite coltivatori contrattualizzati) delle derrate/materie prime utilizzate per la realizzazione dei mangimi biologici, l’altro, all’origine totalmente italiana delle derrate/materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali, dagli elementi acquisiti in istruttoria è emerso il loro carattere ingannevole e decettivo».
I caratteri posti sotto accusa e accertati da Antitrust hanno avuto il loro riscontro anche nell’ammissione di responsabilità dell’azienda stessa. Nella nota ufficiale emessa da Codacons si legge: «Fileni ha, infatti, ammesso l’acquisto sul mercato di parte delle derrate/materie prime in quanto quelle coltivate (direttamente o indirettamente) risultavano insufficienti a coprire il fabbisogno del proprio mangimificio biologico e che le predette derrate/materie prime non erano esclusivamente di origine italiana».
In una nota dell’azienda, si legge: «In merito alla conclusione dell’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Fileni precisa che nel provvedimento in questione l’Autorità Garante ha ritenuto del tutto esenti da profili di scorrettezza i messaggi di Fileni in materia di sostenibilità ambientale; quanto allo specifico tema dell’italianità dei mangimi, Fileni ha invece dimostrato nel corso del procedimento che la totalità dei mangimi utilizzati per la linea di polli “bio” è stata sempre effettivamente italiana da molti anni, fatta eccezione per una quota minimale e per un brevissimo periodo di tempo, coincidente nel 2022 con l’esplosione della guerra in Ucraina e con l’enorme siccità che ha colpito le coltivazioni, con la conseguenza di una improvvisa scarsità in Italia delle derrate alimentari “bio”».
Quello che Codacons sollevava era il modo in cui l’azienda di carni «induceva in errore il consumatore riguardo alle caratteristiche dei prodotti avicoli» e quindi portandolo «ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso». Dopo il mea culpa, Fileni si è impegnata a rivedere i valori che la contraddistinguono e a rendere pubblica questa nuova veste. Sul sito, infatti, campeggiano parole come “fiducia” e “impegno” tant’è che Codacons, compiaciuta, in una nota ufficiale commenta: «Il Codacons esprime soddisfazione per gli impegni adottati da Fileni all’Antitrust» e poi spiega: «La società ha formulato un decalogo che contiene i principi fondamentali da rispettare nelle attività di comunicazione al consumatore .Trasparenza, precisione e completezza sono soltanto alcune delle regole che dovranno accompagnare la valutazione del contenuto ambientale dei messaggi».
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