Circa un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo è frutto del lavoro dei piccoli agricoltori. È il dato rilevato dall’ultimo studio condotto dalla Fao, a cura di Sarah K.Lowder, Marco Sánchez e Raffaele Bertini, e pubblicato sulla rivista World Development (“Quali aziende nutrono il mondo? E la proprietà agricola si è fatta più concentrata?”). A livello globale, infatti, continua il rapporto, “5 aziende agricole su 6 hanno meno di due ettari di estensione, sfruttano soltanto il 12% circa di tutto il suolo agricolo del pianeta e producono approssimativamente il 35% dei generi alimentari mondiali”. Certo, con le dovute differenze da Paese a Paese: nel sistema agroalimentare cinese, per esempio, le piccole realtà agricole contribuiscono all’approvvigionamento di cibo per una cospicua percentuale del totale, che raggiunge l’80%; in Brasile e Nigeria, invece, fanalino di coda in questa particolare classifica, le percentuali si riducono a una cifra, evidenziando la dominanza di un sistema agricolo fondato sulla concentrazione di proprietà terriere e sulla presenza di grandi aziende.
Ma questi dati, spiega ancora la Fao, non devono ingannare. Il rischio maggiore, nel tirare le somme, infatti, è quello di identificare le piccole aziende agricole con quelle a conduzione familiare, quando invece le seconde possono arrivare a controllare anche grandi proprietà, tanto che, sempre secondo l’ultimo studio, “su 608 milioni di aziende agricole esistenti nel mondo, quelle a conduzione familiare occupano tra il 70 e l’80% dei terreni agricoli mondiali e producono approssimativamente l’80% dei generi alimentari mondiali in termini di valore” (una percentuale, dunque, ben superiore al 35% che pertiene alle piccole aziende).
Ma l’obiettivo della ricerca, volta a indagare quanto e in che proporzioni sia in atto un fenomeno di concentrazione dei terreni agricoli, è soprattutto quello di stimare le dimensioni medie delle aziende agricole che operano nel mondo: il 70% hanno dimensioni inferiori all’ettaro, e lavorano soltanto il 7% di tutti i terreni agricoli; il 14% di loro, invece, può disporre di terre tra uno e due ettari di estensione, e controlla solo il 4% del suolo agricolo, hanno dimensioni comprese tra uno e due ettari; infine, un altro 10%, che opera sul 6% del suolo agricolo, ha dimensioni comprese tra due e cinque ettari. Mentre il restante 2% delle aziende agricole è riferito alle grandi o grandissime realtà, sopra i 50 ettari di terre coltivate, che detengono ben il 70% del suolo agricolo. È evidente, dunque, quanto la concentrazione dei terreni nelle mani di pochi soggetti sia un fenomeno esponenziale da contenere con adeguate politiche di sostegno alle piccole realtà locali, che costituiscono il tessuto sociale ed economico dei territori con vocazione agricola.
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