Segno meno sui conti del vino italiano in questo 2023, dall’export all’Italia. La congiuntura economica fatta di inflazione, contrazione delle vendite e costi delle materie prime che ancora non sono tornati a livelli sostenibili per le imprese, determineranno un calo dei fatturati di circa il 3%, a quota 13,3 miliardi di euro complessivi. Un risultato per niente lusinghiero, ottenuto dalla combinazione di un mercato italiano che si fermerà 5,6 miliardi di euro, in calo del 4%, e di un mercato estero che, dopo aver fallito nel 2022 il primo tentativo a quota 8 miliardi di euro, subirà un arretramento a 7,65 miliardi di euro con una riduzione dell’export di vino del 2,2%, rispetto ai 7,82 miliardi dello scorso anno. Se si esclude il segno meno del 2020, anno della pandemia (con un -2,3% di giro d’affari sul 2019), il valore dei vini italiani esportati non subiva un rallentamento da almeno dieci anni.
Le stime diffuse dall’Osservatorio del vino di Uiv-Vinitaly, durante Wine2Wine a Verona, lasciano pochi spazi ai dubbi: «Per l’Italia, la situazione è piuttosto critica e pesante – come ha spiegato nel suo intervento il responsabile Carlo Flamini – sia sul canale Gdo sia sull’on-trade, considerando che il turismo non ha portato i risultati attesi. E anche all’estero il 2023 chiuderà in negativo, con una stima peggiorativa rispetto alla flessione superiore a 1% registrata a luglio scorso, soprattutto guardando all’andamento del mercato americano», dove nel 2022 l’Italia aveva venduto 1,86 miliardi di euro di vini.
Il quadro economico generale delle imprese del vino vede una diminuzione dei costi di esercizio per effetto del rientro parziale delle tensioni sul prezzo dell’energia e delle materie prime, ma non sufficiente a preservare i fondamentali di un comparto che, come altri, sta scontando in particolare il raddoppio dei tassi di interesse, ma anche un aumento del tasso di insolvenza dell’Horeca e un calo del mercato, che sta impattando sui costi di magazzino. Il 2023 chiude, quindi, in negativo, dopo un 2021 e un 2022 molto positivi, perché di fatto eredita il peso degli squilibri che si erano manifestati dal 2022. Tuttavia, considerando i margini operativi lordi (mol) delle imprese vitivinicole, e il relativo peso sul fatturato, la situazione non è così drammatica. Il calo dei margini non è troppo pesante (dal 9,3% del 2022 al 9,2% del 2023) dal momento che si sono ridotti leggermente i costi di produzione. Certamente, si è lontani dal 10,3% registrato nel 2021.
Anche alla voce volumi, il bilancio del vino italiano in chiusura del 2023 si prevede in negativo, a -3,1%, con quantitativi che si fermeranno intorno ai 41 milioni di ettolitri. Per le vendite sul mercato interno si stima un generale -3,7%, che deriva innanzitutto da un -3,8% relativo al canale della grande distribuzione organizzata, in sofferenza per gli effetti dell’inflazione che dura dal 2022, con impatti sui vini fermi e meno sugli spumanti (stabili); a cui si aggiunge una performance nettamente sottotono del canale Horeca (-4,7%), delle enoteche e della vendita diretta in cantina. Come era logico attendersi, viste anche le difficoltà mostrate già da inizio anno, l’export di vino a volume soffre e, secondo le stime Uiv-Vinitaly, lascerà sul terreno il 2,4% delle bottiglie spedite oltre confine.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 16 novembre 2023
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