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È boom del turismo rurale in Cina, che investe sulle sue campagne. Ecco perché

Negli ultimi anni il governo cinese ha investito con forza per la riqualificazione di aree rurali che oggi si rivelano attrattiva per il turismo interno. Complice la pandemia, il turismo rurale è cresciuto nel Paese del 300%. Qual è la conseguenza?

  • 17 Maggio, 2021

La ripartenza del turismo in Italia

L’Italia aspetta il ritorno dei turisti, già propiziato dalla riapertura delle frontiere ai visitatori europei (ma anche inglesi e israeliani), che ora possono entrare nel Paese semplicemente producendo un tampone negativo. E l’ultimo Rapporto sul Turismo Enogastronomico italiano con le proiezioni per il 2021, curato dalla professoressa Roberta Garibaldi, parla chiaro: la crescita del turismo enogastronomico, nella Penisola, è costante; e la pandemia non ha fermato il processo, precisando l’identikit di un visitatore consapevole, attivo, esigente, innovativo e attento ai temi della sicurezza e della sostenibilità, che premia territori e aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo la cultura locale. Su queste esigenze si innesta la voglia di tornare a vivere all’aperto, e ritrovare il contatto con la natura. E una conferma di quel che sarà arriva dalla Cina, che per prima sembra essere tornata alla normalità, come dimostra la ripresa dalla circolazione delle persone, che affollano strade, locali, luoghi di interesse turistico celebri in tutto il mondo, dalla Grande Muraglia al palazzo reale di Pechino.

Lo sviluppo del turismo rurale in Cina

La grande novità di questa ripartenza, però, è costituita proprio dal turismo rurale, che in un Paese sconfinato e in larga parte ancora legato all’economia agricola può contare su innumerevoli destinazioni da scoprire. Il cambio di passo è caldeggiato dal governo cinese, che nel piano quinquennale destinato a orientare l’economia da qui al 2025 sottolinea la volontà di appoggiare il turismo rurale e tutti i circuiti a esso correlati, incentivando, di fatto, un cambiamento significativo di molte aree a vocazione agricola. E i cinesi sembrano particolarmente convinti nel farsi conquistare dalla tranquillità dei piccoli borghi di campagna, dalla visita ad aziende agricole e ristori rurali. In attesa di tornare a viaggiare nel mondo, insomma, la Cina alimenta un mercato del turismo interno che è già tra i più fiorenti nel mondo ed è avviato a intensificarsi significativamente nel 2021. E il desiderio condiviso ora sembra essere quello di sperimentare la vita di campagna, anche semplicemente per un weekend: il turismo rurale, conferma il gruppo Trip.com (tra le più potenti agenzie di viaggi online nel mondo, di proprietà cinese), è cresciuto in Cina in percentuali esponenziali, fino a superare il 300%.

La strategia del governo cinese

Per questo il Ministero del Turismo ha recentemente battezzato 300 itinerari nelle aree agricole del Paese, iniziativa che cela un chiaro intento propagandistico nella volontà di testimoniare “come lo sviluppo di un’economia rurale abbia sottratto molti territori alla povertà” (correlazione non sempre veritiera). Nei primi mesi del 2021, stando al monitoraggio dei dati sul turismo nazionale, le destinazioni rurali cinesi sono state visitate da 984 milioni di persone. In cerca di un’opportunità per visitare fattorie e prendersi cura degli animali, raccogliere la frutta nei campi e coltivare personalmente il cibo che arriva in tavola, o acquistarlo direttamente da piccoli produttori. Insomma, per fuggire dalle città identificate col virus, alla riscoperta di uno stile di vita più sano e semplice. Al contempo, molte aree rurali cinesi sembrano avviate a cambiare volto, per intercettare le esigenze dei turisti con strutture più confortevoli e servizi originali. Supportate dal piano di opere pubbliche promosso dal governo di Xi Jinping per rivitalizzare le campagne, nell’ambito di un programma di contrasto alla povertà. Già nel 2017, infatti, la Cina individuava lo sviluppo del turismo rurale come uno strumento importante di contrasto all’abbandono delle campagne e all’impoverimento dei villaggi. E tra il 2016 e il 2020 ha investito 656 milioni di dollari per incentivarlo, con risultati eccellenti in alcune aree del Paese (come lo Yunnan), ma decisamente meno brillanti altrove.

Eppure la previsione degli addetti ai lavori per il futuro è rosea: lo sviluppo di un turismo interno più diversificato porterà alla riscoperta delle molteplici culture locali che convivono nel Paese. Dunque i cinesi inizieranno a viaggiare meno per il mondo, attratti da mete finora mai considerate entro i confini nazionali? E quando riapriranno le frontiere, anche i visitatori stranieri resteranno affascinati dalle nuove destinazioni?

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