A Sant’Anastasia, alle falde del Monte Somma, l’antico versante settentrionale del Vesuvio, c’è un ristorante, dal nome curioso, che racconta storie di famiglia, tradizioni culinarie e un legame indissolubile con la cultura vesuviana. ‘E Curti, l’insegna, deriva dall’aggettivo napoletano usato per indicare persone di bassa statura e omaggia affettuosamente i fondatori, i fratelli Ceriello.
Luigi e Antonio, fratelli originari di Sant’Anastasia, nella prima metà del ‘900 trascorrono anni a girare l’Italia come presentatori di spettacoli circensi. Questo mestiere li espone a un mosaico di tradizioni culturali e gastronomiche che decidono di riportare nel loro paese natale. Nel 1952, tornati all’ombra del Vesuvio, i fratelli rilevano un’osteria già avviata nel 1924 dallo zio, un ex monaco che aveva preferito i piaceri terreni alla vita monastica. Con il passaggio ai Ceriello, il ristorante ’O Monaco assume gradualmente un’identità propria, diventando ‘E Curti, in omaggio ai suoi nuovi lillipuziani proprietari.
Don Luigi, figura carismatica e “pubblica”, diviene il volto e l’anima del locale fino alla sua scomparsa nel 1973. Da qui l’eredità culinaria passa nelle mani di Antonio (venuto a mancare nel 1990), supportato dalla sorella Assunta, dalla nipote Angela e dal marito di quest’ultima, Carmine D’Alessandro. Insieme hanno trasformato ‘E Curti in un tempio della cucina vesuviana, ancorato a solide tradizioni ma aperto a nuove sfumature di gusto. Il menu, cresciuto negli anni, rimane fedele ai sapori autentici del territorio, con un’attenzione particolare alla qualità degli ingredienti e alla preparazione artigiana dei piatti. Nel 2020, la perdita di Carmine e della leggendaria Zia Assuntina segna un momento di grande commozione per la famiglia e la comunità di Sant’Anastasia. Sofia e Vincenzo, insieme alla madre Angela, hanno raccolto il testimone con determinazione e dedizione.
C’è un legame indissolubile tra la cucina e il territorio di Sant’Anastasia. La proposta gastronomica del ristorante celebra la tradizione vesuviana, con ricette che esaltano i prodotti locali e le tecniche tramandate di generazione in generazione. Tra i piatti tipici spicca il ragù vesuviano, un sugo ricco e denso che cuoce lentamente per ore, impregnando la carne di sapori intensi e avvolgenti. Il baccalà alla napoletana è condito con olive itrane, capperi e pomodorini del piennolo, simbolo del Vesuvio. Un’altra specialità è la minestra maritata, una zuppa antica preparata con carne e verdure di stagione, che racconta la genuinità della cucina contadina. Gli amanti della pasta possono gustare le candele spezzate al sugo di tracchie, una tradizione che affonda le sue radici nelle antiche feste popolari. I contorni esaltano le verdure locali, come i friarielli saltati in padella, spesso accompagnati da salsiccia alla brace. Ogni piatto racconta una storia e rende omaggio alla terra fertile e vulcanica che circonda Sant’Anastasia, trasformando ‘E Curti in un luogo dove il passato si intreccia con il presente, attraverso i sapori autentici della grande montagna.
Da ‘E Curti il pasto non può terminare senza ’o nucillo. Una delle tradizioni più iconiche del ristorante è la produzione del tipico liquore a base di noci, digestivo perfetto e tesoro di inizio estate. La ricetta di famiglia, risalente al 1904, è stata custodita gelosamente dai “curti” e, nel 1995, i figli di Angela e Carmine, Vincenzo e Sofia, hanno deciso di commercializzarlo. Qui il Nucillo è ancora prodotto seguendo i dettami originali ed è diventato un simbolo del ristorante, apprezzato tanto dagli avventori del posto quanto dai forestieri.
A cura di Antonio Di Sarno, Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia – Università degli Studi Suor Orsola Benincasa (Napoli) in convenzione con Gambero Rosso Academy.
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