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"Da piccolo andavo a raccogliere i funghi con mio nonno, so anche cucinare". Il lato nascosto di Francesco Gabbani

Il cantante in gara al Festival di Sanremo, con il brano "Viva la vita", racconta al Gambero Rosso il suo lato nascosto legato alla cucina

  • 12 Febbraio, 2025

«Il mio piatto preferito? Le tagliatelle ai fughi porcini». È un Francesco Gabbani che non conosciamo bene quello che ci racconta a margine del Festival di Sanremo di saper cucinare, anche se non lo fa spessissimo, e di essere molto legato a un piatto dell’infanzia che gli ricorda i suoi nonni e la sua terra, Carrara, quella piccola città di provincia che tutta Italia conosce per i suoi marmi preziosissimi. «È una cittadina a metà strada tra il mare e la montagna», racconta il cantante al Gambero Rosso. Non lontano «c’è la Valle della Lunigiana», racconta ripercorrendo il suo passato, «è una zona dove si trovano parecchi funghi porcini». E che conosce bene. «Da ragazzo andavo lì con mio nonno che era un fungaiolo», partivano la mattina presto e tornavano con cassette intere. «Si utilizzavano per la pasta, preparavamo delle buonissime tagliatelle fresche fatte in casa. Quando ero piccolo era mia nonna a cucinare, ma quando sono cresciuto anche mia madre era spesso ai fornelli, è una brava cuoca».

Come si prepara Gabbani al Festival di Sanremo

Prima di salire sul palco dell’Ariston per cantare Viva la vita, il brano che ha portato in gara per la 75esima edizione della kermesse della musica italiana, cerca di tenersi leggero leggero. «Prima di cantare mangio poco, tendenzialmente carboidrati, della pasta, ma leggera. Pasta al pomodoro semplice semplice. Cantare sazio di cibo non va bene, ma dopo la performance mi lascio andare».

Per un cantautore del suo livello, tra tour e incontri, non è facile dedicarsi alla cucina, ma quando riesce a fermarsi gli piace preparare qualcosa per lui e la sua compagna. «Non sono un esperto di cucina, come in tutte le arti, e la cucina è un’arte, occorre ovviamente fare pratica. E io ne ho sempre fatta poca. Però quando mi ci metto credo di avere un’attitudine giusta. Insomma, so cucinare». Il piatto migliore? «Gli spaghetti alle vongole veraci, non sono difficili da preparare».

Il vino? Solo con moderazione

A tavola non è un grande bevitore, il suo rapporto con il vino infatti sta dentro un’unica parola chiave: moderazione. «Ultimamente non bevo molto ma sono un’amante del Vermentino delle Colline del Sole, perché sempre nella mia zona è diffuso quello ligure, essendo Carrara al confine tra le due regioni». In generale, racconta, «preferisco non bere alcol, non lo escludo completamente, ma sicuramente tendo a non esagerare perché l’alcol in grandi dosaggi non fa di certo bene».

Esce spesso a cena fuori, gli piace la cucina tradizionale. «Vado in trattoria, dalle mie parti ce ne sono molte tipiche. Carrara ha una cucina molto sostanziosa, lì intorno c’è la tradizione delle cave di marmo» e la gastronomia rispecchia le richieste di quanti hanno lavorato o lavorano la roccia. «La cucina dei cavatori era grassa, doveva essere energica». Però ci sono «anche degli ottimi ristoranti di pesce dove mi piace andare».

Foto di Giuseppe Contarini

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