Il progetto è stato avviato di recente da una società spagnola, ma l’idea ha trovato subito terreno fertile oltreconfine, raccogliendo le buone pratiche di coltivatori, allevatori e trasformatori di cibo di tutta Europa. Tutti d’accordo sul fatto che instaurare un rapporto diretto col consumatore, permettergli di interagire con una filiera che sulla trasparenza fonda la sua qualità, sia la principale risorsa per promuovere la propria realtà e i prodotti che non hanno la forza (e forse neppure l’interesse) di “bucare” il mercato della grande distribuzione. Ed è sul legame di fiducia tra produttore e consumatore che il portale Crowdfarming – frutto del lavoro di un team che somma dieci nazionalità diverse – fonda la sua missione. Il nome è mutuato dalla pratica del crowdfunding, forma di finanziamento collettivo dal basso che coinvolge la comunità degli internauti per appoggiare progetti creativi di varia natura, a fronte di un vantaggio per entrambe le parti. Nel caso specifico, chi sceglie di contribuire economicamente alla realizzazione degli obiettivi delle aziende presenti su Crowdfarming, appoggia un’etica agricola precisa, e riceve in cambio prodotti alimentari di origine certa perché garantita proprio dal produttore che ha scelto di sostenere.
Non a caso, sulla piattaforma confluiscono molti progetti di “adozione” del genere che abbiamo visto affermarsi particolarmente negli ultimi mesi, facendo leva sul ritrovato sentimento di vicinanza con i piccoli produttori messi in seria difficoltà dalla pandemia (alla difficoltà cronica di farsi conoscere dal grande pubblico, si è sommato il congelamento di un canale di vendita privilegiato com’è quello della ristorazione). L’abbiamo visto con i pistacchi siciliani, con le ciliegie di Vignola, con le api che producono il miele; ma oggi è possibile adottare a distanza mucche da latte, pecore, persino un orto intero. Crowdfarming raccoglie molte di queste proposte, e offre al consumatore due possibilità: adottare un progetto o semplicemente acquistare i prodotti delle realtà che utilizzano la piattaforma anche come canale di vendita. Sono già numerose le aziende in rete, distribuite in prevalenza tra Francia, Spagna e Italia.
Da Siracusa, per esempio, l’azienda Bio Agrumi Monasteri di Floridia permette di adottare un albero di agrumi per ricevere a casa, in stagione, la propria fornitura di arance Tarocco biologiche (o mandarini). Sottoscrivere l’adozione è semplice: ogni scheda descrive progetto e prodotto, indica tempi e modalità di consegna, interpella il consumatore sulla quantità che desidera ricevere e indica chiaramente il prezzo da corrispondere. Ma c’è anche chi propone di adottare un campo di zucche in Stiria (Austria), in cambio di semi e olio di semi di zucca, di cui i produttori spiegano tutte le proprietà. Poi c’è il noceto spagnolo che assicura a chi lo adotta scorte di noci biologiche già sbucciate e confezionate a mano, sottovuoto; e un albero di mango da adottare nella provincia di Malaga per ricevere, in stagione, una cassetta da 5 chili di mango coltivato con metodi naturali. Nutrito il novero delle piccole realtà casearie e di produttori d’olio extravergine d’oliva, fra proposte più curiose come il frutteto melograni o il castagneto. “Comprare direttamente dal produttore è la buona abitudine da adottare più potente per avere un impatto sociale e ambientale positivo e duraturo”, spiegano gli ideatori della piattaforma. Come dargli torto?
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