Mangiare cosce di rana è un passatempo francese ormai da millenni, a partire da alcuni monaci buongustai del XII secolo che hanno fatto in modo che la Chiesa le classificasse come pesce piuttosto che come carne, aggirando le regole religiose che imponevano il consumo di carne solo in determinati giorni. Oggi, però, si stima che i francesi consumino circa quattromila tonnellate di cosce di rana all’anno, mettendo in pericolo alcune specie di questi anfibi.
Un gruppo di oltre 500 ambientalisti, tra cui i membri delle organizzazioni no-profit francesi Robin des Bois e Vétérinaires pour la Biodiversité, insieme all’associazione tedesca Pro Wildlife, ha consegnato una lettera aperta al presidente Emmanuel Macron, avvertendolo che diverse specie di rane rischiano l’estinzione a causa del consumo eccessivo della loro carne.
Secondo la lettera, ogni anno vengono importate nell’Unione europea più di 4 mila tonnellate di cosce di rana congelate, pari a 200 milioni di anfibi. La Francia è il maggior importatore, con oltre tremila tonnellate di rane all’anno. Come si legge nella lettera, la maggior parte di queste «proviene da popolazioni selvatiche, in particolare da Indonesia, Turchia, Albania e Vietnam, dove gli allevamenti hanno un impatto negativo sulla popolazione di rane selvatiche» si legge nel comunicato.
In particolare, la nota evidenzia che recenti studi sul campo mostrano che diverse specie stanno subendo un declino “significativo”, tra cui la rana di fiume zannuta, che è quasi «scomparsa a causa delle importazioni commerciali in Francia», insieme a quelle che un tempo erano specie comuni, tra cui la rana mangia-granchi e la rana delle risaie, che sono «già in declino a causa di intensi raccolti commerciali ed esportazioni durate molti anni».
Proteggere le rane, aggiungono i ricercatori, non significa solo salvare le specie, ma anche il futuro degli esseri umani, in quanto gli anfibi svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi locali, che vengono stravolti a causa del loro consumo. «I veterinari hanno aderito numerosi a questa iniziativa perché sono sensibili alla crudeltà che prevale in questo mercato e preoccupati per gli squilibri ecologici causati dal crollo delle popolazioni di rane», ha dichiarato Alain Moussu, presidente dell’associazione Vétérinaires pour la Biodiversité. Moussu ha aggiunto che l’eccessiva coltivazione causerà «…successivi rischi per la salute umana legati all’aumento delle popolazioni di zanzare» una volta scomparse le rane, che si cibano dei pericolosi insetti.
Le speranze del gruppo di ambientalisti è vedere le specie di rane di tutto il mondo protette come quelle dell’Unione europea. «È assurdo: le rane qui in Europa sono protette dalla legge comunitaria. Ma l’Ue continua a tollerare la raccolta di milioni di anfibi in altri Paesi, anche se questo minaccia le rane in quei luoghi. Questo non è affatto in linea con la recente strategia dell’UE per la biodiversità» aggiunge nel comunicato Sandra Altherr, responsabile scientifico di Pro Wildlife. «Le rane native della Francia e dell’UE sono protette dallo sfruttamento commerciale. Ma l’Unione europea non dovrebbe più permettere che l’eccessivo sfruttamento delle specie e delle popolazioni di rane nei principali Paesi fornitori diventi una minaccia non solo per le specie e prese di mira, ma anche per i rispettivi ecosistemi». La ricetta classica prevede di scottarle brevemente per 5 minuti e poi saltarle in padella con burro, aglio e prezzemolo. Adesso però è il caso di dire non, merci alle cosce di rana.
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