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Cibo e mazzette, dal fritto misto al “sistema Ferrua”: l’inchiesta piemontese si allarga ad altri episodi

Le indagini nei confronti del direttore de “Il Gusto” (Gruppo Gedi) potrebbero ampliare il loro raggio d’azione ad altre manifestazioni che, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, avrebbero visto i bandi assegnati «senza gara e con interlocuzioni sulle clausole»

  • 13 Maggio, 2024

Arrivano le prime reazioni al terremoto che venerdì scorso ha scosso il mondo dell’enogastronomia. La vicenda ruota intorno alla società di promozione turistica Rosfert, della quale è socio al 50% il giornalista Luca Ferrua, a lungo caporedattore de La Stampa (la cui sede è stata oggetto di perquisizioni) e oggi direttore de Il Gusto il verticale del gruppo Gedi declinato al food e all’alimentazione.

La “compiacenza” di un consigliere per rilanciare il fritto misto

Le indagini portate avanti dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta e dalla sostituta Elisa Buffa si basano sulle accuse di corruzione e turbativa della scelta del contraente puntando i riflettori sui benefici, in termini di «soldi pubblici per costi non sostenuti o falsamente dichiarati» dei quali Rosfert avrebbe usufruito per mezzo della «compiacenza di un consigliere» del Comune di Baldissero Torinese, località che conta poco meno di 4mila abitanti nella quale si è celebrata, tra l’ottobre e il dicembre del 2023, la manifestazione culinaria “Fricassé ‘d Baudissé an girula”, a celebrazione del tradizionale fritto misto, piatto principe della cucina piemontese.

Fondi in cambio di visibilità

Il «compiacente» consigliere, con delega al Turismo, in oggetto è Federico Costa, il quale avrebbe affidato l’organizzazione del “Fricassé ‘d Baudisé an girula” (letteralmente “fritto di Baldissero in giro”) all’associazione locale Pinin Pacot, che si sarebbe poi appoggiata alla Rosfert, coinvolgendo quindi Ferrua e la sua socia, Maria Ursillo, tra le altre cose, ex compagna di Costa. La società avrebbe messo a referto 48mila euro, rendicontando «costi non sostenuti». Un passaggio di denaro facilitato da Costa per, recitano gli atti dell’indagine, «compensare favori come il patrocinio dell’Ascom, della Camera di Commercio e articoli dei migliori giornalisti d’Italia».

La presunta collaborazione di VisitPiemonte

Il totale dei finanziamenti ammonta a 69mila euro, distribuiti in 19mila erogati direttamente dal Comune di Baldissero e in 50mila dalla Regione Piemonte attraverso la società partecipata VisitPiemonte, che si occupa della promozione del territorio locale. Qui entrano in gioco gli ultimi due attuali attori della vicenda, ovvero Giuseppe Carlevaris e Alessandro Zanon, rispettivamente presidente e direttore di VisitPiemonte. Per loro il reato contestato è solo quello di turbativa.

La revisione degli atti della consigliera Paola Chiesa

Tale presunto giro di accordi è stato scoperchiato anche grazie all’attività della consigliera di opposizione del comune di Baldissero, Paola Chiesa, che ha richiesto un accesso agli atti per fare luce sul reale utilizzo dei fondi allocati a “Fricassé ‘d Baudissé an girula”. I preventivi erano «elevati, generici e identici alle fatture finali». Dichiara Chiesa a Torino Cronaca. «Erano 5mila euro di “Teatro del Gusto” a Bologna e altrettanti per un evento al Circolo della Stampa. Poi 10mila euro di rassegna stampa, 7.400 per un video promozionale e 4.500 di campagna sui social network. E cene nei ristoranti Esterina e Torinese: i commensali hanno pagato 40 euro, eppure gli eventi sono costati 7mila euro».

Le ipotesi di allargamento dell’inchiesta

La prima replica arrivata finora è quella di Costa, che ha respinto l’ipotesi delle dimissioni sostenendo come «il nostro progetto di valorizzazione del fritto misto fosse un’iniziativa di qualità». Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l’inchiesta potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un presunto «sistema collaudato di scambi di favori e interessi» che si allargherebbe ad altre iniziative enogastronomiche piemontesi quali Gusto delle Alpi, We are Piemonte-Usa e Oro Monferrato. Gli inquirenti sospettano che anche in tal caso Rosfert avrebbe ottenuto le rispettive deleghe da VisitPiemonte «senza gara e con interlocuzioni sulle clausole del bando».

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