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Agricoltura

Coltivatori di Emozioni: adottare un contadino a distanza per sostenere le microeconomie

Una piattaforma di social farming che consente di “adottare” gli agricoltori, salvaguardando tradizioni rurali, paesaggi e biodiversità. Ecco come funziona Coltivatori di Emozioni.

  • 28 Gennaio, 2020

Coltivatori di Emozioni: ripartire dall’agricoltura

Riattivare le microeconomie locali attraverso l’agricoltura. Sembra essere sempre più spesso la strategia vincente per tutelare territori e comunità, sostenendo il ripopolamento di quei borghi piccoli e dalla storia antica, che proprio sui prodotti del territorio circostante hanno fatto affidamento per mantenere le tradizioni. È il caso della rete che si è creata attorno al fagiolo bianco di Frattura, in Abruzzo, varietà da poco recuperata grazie al lavoro dell’antropologa Anna Rizzo e oggi al centro di programmi e progetti che stanno ridando al paesino nuova vita. E poi della piattaforma Coltivatori di Emozioni, volta a proteggere il patrimonio agricolo nazionale attraverso un sistema che permette di adottare a distanza i contadini.

Carciofi violetti di Niscemi appena raccolti

Coltivatori di Emozioni: adottare un contadino a distanza

Un’adozione simbolica per un gesto concreto, un finanziamento agli agricoltori custodi delle tradizioni agricole, con l’obiettivo di recuperare zone a rischio di abbandono e rilanciare i rituali in via di estinzione, valorizzando le realtà rurali. Coltivatori di Emozioni è una piattaforma di social farming nata nel 2016 per volontà di un gruppo di appassionati di natura, che negli anni hanno individuato i contadini di riferimento da sostenere, supportandoli nelle lavorazioni sul campo e offrendo un contributo per l’inserimento lavorativo e la comunicazione della loro attività.

Peperoncini Capsicum appena raccolti, tra le mani di un contadino

Coltivatori di Emozioni: l’esempio del Molise

I produttori che hanno aderito al progetto si trovano in 13 regioni diverse, ognuno alle prese con una specialità tipica locale, dal riso Carnaroli della Lomellina al farro della Garfagnana, dal peperone di Pontecorvo ai grani antichi siciliani. E poi la canapa, coltivata nel Comune di Ripalimosani in Molise, dove è stato recuperato un canapaio di 2,5 ettari e avviato un orto collettivo solidale che offre formazione e lavoro alle categorie più deboli. Le aziende agricole che fanno parte di Coltivatori di Emozioni, infatti, mostrano anche “un’attenzione ai valori della sostenibilità e della tradizione”, racconta Biagio Amantia, co-fondatore della piattaforma, che spiega che i fornitori sono prima di tutto dei partner, “con cui instaurare un dialogo e svolgere insieme attività sul campo”.

Coltivatori di Emozioni: come funziona

Un progetto che coinvolge più attori, perché solo mettendo insieme produttori, amministrazioni comunali, associazioni, aziende sponsor, utenti e istituzioni scolastiche “è possibile dar vita a progetti che abbiano una valenza per lo sviluppo socio-economico del nostro territorio”. Partecipare all’iniziativa è semplice: basta andare sul sito – ben fatto e ricco di informazioni – e scegliere l’azienda o la tradizione che si vuole salvaguardare, acquistandone i prodotti oppure donando ore di lavoro. E sostenere così una piccola realtà, valorizzando la biodiversità e i borghi rurali.

coltivatoridiemozioni.com

a cura di Michela Becchi

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