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Riflessioni di pinte

Non facciamoci ingannare: la birra ha poco a che vedere con il territorio. Il resto è solo marketing

Non basta un pizzico di sale locale per appropriarsi di un'etichetta regionale. Ci sono alcune eccezioni "artigiane", ma sulla qualità è tutto da vedere

  • 17 Ottobre, 2024

Ci siamo lasciati l’estate alle spalle. E con essa, si spera, se ne andrà anche il massiccio battage pubblicitario messo in atto dalle multinazionali per sponsorizzare i loro marchi di birra regionali. Sì, perché i media sono stati invasi da birre prodotte sullo Stretto, con un pizzico di sale a richiamare le onde del mare siciliano e la sua luce, o da quelle “grezzamente” lavorate per esaltare la tipicità e il carattere della Puglia. Bypassando l’evidente, e banale, mossa di marketing (estate = sud Italia = voglia di mare e vacanza), tutto ciò ci ha portato, ancora una volta, a riflettere su un fatto: la birra è un prodotto di territorio?

La birra è prima di tutto una ricetta

Istintivamente, risponderemmo di no. Se ci pensiamo, e il paragone è stato fatto mille altre volte, la birra è una ricetta come potrebbe essere quella di un piatto. Ci sono degli ingredienti che vanno opportunamente dosati, cotti, lasciati a maturare per ottenere il prodotto finale. Per produrre birra nel nostro Paese, tanto quella artigianale, quanto quella industriale, importiamo la quasi totalità delle materie prime dall’estero e poi le assembliamo qui in Italia. Questa birra che legame ha con il territorio? Nessuno. Quegli stessi ingredienti, utilizzati nella stessa maniera, dalla stessa persona a latitudini del tutto diverse darebbero come risultato la stessa identica birra. Questa è la normalità nella produzione.

Le produzioni artigianali come eccezione

Poi ci sono le eccezioni. Negli ultimi anni, molti artigiani hanno iniziato a sperimentare piantagioni di luppolo, a coltivare i cereali per produrre il proprio malto, a utilizzare per le loro birre degli ingredienti strettamente connessi al territorio su cui si trovano a operare, il tutto proprio per cercare di creare un legame saldo e virtuoso tra la loro creatività e la terra e, magari, far partire una filiera agricola corta e controllata. Quanto, poi, ciò coincida con una maggiore qualità è tutto da vedere.

Norme contraddittorie

Addirittura, qualche mese fa il legislatore ha decretato che la birra è un prodotto agricolo a tutti gli effetti, ma solo nel caso in cui i cereali utilizzati per la produzione appartengano almeno per il 51% alla stessa azienda che la produce (e l’acqua? Il luppolo? Il lievito? Non pervenuti). Insomma, il discorso è lungo e complicato. Ciò di cui siamo certi è che il legame tra la birra e il territorio è qualcosa di molto labile. E non può bastare un pizzico di sale, una manciata di cereali o uno stabilimento in un determinato luogo per appropriarsi di un’etichetta regionale, soprattutto, poi, quando dallo stesso stabilimento partono anche prodotti fortemente standardizzati che riempiono gli scaffali di tutta Italia e non solo.

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<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri,
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