Ci siamo lasciati l’estate alle spalle. E con essa, si spera, se ne andrà anche il massiccio battage pubblicitario messo in atto dalle multinazionali per sponsorizzare i loro marchi di birra regionali. Sì, perché i media sono stati invasi da birre prodotte sullo Stretto, con un pizzico di sale a richiamare le onde del mare siciliano e la sua luce, o da quelle “grezzamente” lavorate per esaltare la tipicità e il carattere della Puglia. Bypassando l’evidente, e banale, mossa di marketing (estate = sud Italia = voglia di mare e vacanza), tutto ciò ci ha portato, ancora una volta, a riflettere su un fatto: la birra è un prodotto di territorio?
Istintivamente, risponderemmo di no. Se ci pensiamo, e il paragone è stato fatto mille altre volte, la birra è una ricetta come potrebbe essere quella di un piatto. Ci sono degli ingredienti che vanno opportunamente dosati, cotti, lasciati a maturare per ottenere il prodotto finale. Per produrre birra nel nostro Paese, tanto quella artigianale, quanto quella industriale, importiamo la quasi totalità delle materie prime dall’estero e poi le assembliamo qui in Italia. Questa birra che legame ha con il territorio? Nessuno. Quegli stessi ingredienti, utilizzati nella stessa maniera, dalla stessa persona a latitudini del tutto diverse darebbero come risultato la stessa identica birra. Questa è la normalità nella produzione.
Poi ci sono le eccezioni. Negli ultimi anni, molti artigiani hanno iniziato a sperimentare piantagioni di luppolo, a coltivare i cereali per produrre il proprio malto, a utilizzare per le loro birre degli ingredienti strettamente connessi al territorio su cui si trovano a operare, il tutto proprio per cercare di creare un legame saldo e virtuoso tra la loro creatività e la terra e, magari, far partire una filiera agricola corta e controllata. Quanto, poi, ciò coincida con una maggiore qualità è tutto da vedere.
Addirittura, qualche mese fa il legislatore ha decretato che la birra è un prodotto agricolo a tutti gli effetti, ma solo nel caso in cui i cereali utilizzati per la produzione appartengano almeno per il 51% alla stessa azienda che la produce (e l’acqua? Il luppolo? Il lievito? Non pervenuti). Insomma, il discorso è lungo e complicato. Ciò di cui siamo certi è che il legame tra la birra e il territorio è qualcosa di molto labile. E non può bastare un pizzico di sale, una manciata di cereali o uno stabilimento in un determinato luogo per appropriarsi di un’etichetta regionale, soprattutto, poi, quando dallo stesso stabilimento partono anche prodotti fortemente standardizzati che riempiono gli scaffali di tutta Italia e non solo.
Niente da mostrare
ResetNo results available
ResetNo results available
Reset© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007 Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: [email protected]
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati
La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
No results available
ResetNo results available
Reset