C’erano una volta le tavole calde, i bar specializzati nei pranzi espressi a prezzi abbordabili, primo secondo contorno acqua caffè, con i grandi frigoriferi dei gelati confezionati da cui si affacciavano i bambini in punta di piedi. Ce ne sono sempre meno, quelli che rimangono spesso non sono un granché. Oggi nei bar di quartiere si mangiano tramezzini, panini, bignè troppo spesso rinsecchiti, “cornetti” se vivete al centro-sud o “brioche” se vivete al nord, i frigoriferi invece sono sempre più verticali. Fortuna che qualche bar tavola calda resiste, altri invece si rinnovano non cambiando la vecchia formula. È il caso di Caffè Elisa, una piccola insegna di Roma che il venerdì vale la pena raggiungere per poter mangiare in pausa pranzo una pasta con le vongole niente male per essere un semplice bar. Un bar moderno ma con una proposta antica, quella della pausa pranzo per i lavoratori.
A due passi da Parco Scott, prolungamento del più grande Parco della Caffarella, nel placido quartiere di Montagnola, qui va in scena un vecchio rito di italiana memoria: colleghi di lavoro, impiegati e non, qualche giornalista, che si ritrovano intorno a un tavolo per un’oretta o giù di lì per staccare dalla routine dell’ufficio o dai cantieri circostanti. “Cosa c’è oggi in menu?”, domanda il cliente novello. “Spaghetti con le vongole”. Un paio di altri primi e le verdure esposte dietro la vetrina del bancone, buone le patate al forno vecchia maniera.
Vino al calice trascurabile, pane da battaglia, ma quella che arriva in tavola è davvero una pasta alle vongole che difficilmente si può trovare in un bar di quartiere. Lo spaghetto è ben cotto, al dente, le vongole un po’ sgusciate un po’ intere arricchite col prezzemolo sono saporite. L’intingolo lievemente sapido è gustoso, si mangia d’un fiato. La porzione è onesta ma vista la riuscita fosse di più non dispiacerebbe a nessuno. E dopo? Dolci classici, ma per un po’ di comfort meglio andare dritti verso il tradizionalissimo tiramisù. Crema al mascarpone carica di uova, savoiardi ben inzuppati, cacao amaro che non guasta. Cucchiaio dopo cucchiaio c’è tutta la semplicità che piace.
Ad averne di bar così. Diretti, onesti e soprattutto buoni. In Italia ogni anno chiudono sempre più bar: rispetto al 2012 oggi ce ne sono 15mila in meno. Figuriamoci i bar tavola calda. Eppure è un luogo iconico di quell’italian way of life che piace così tanto a noi e all’estero. Erede di una lunga tradizione, evoluzione dei caffè settecenteschi che attiravano artisti, scrittori e poeti. L’immagine della Luisona di Stefano Benni ha cresciuto intere generazioni di Millennials, era la decana delle paste e resisteva nella bacheca del bar Sport dal 1959, immagine che riassumeva la scarsa qualità di molte insegne dei decenni scorsi. Non ne proviamo grande nostalgia, mentre ci mancano bar di quartiere che con semplicità proponevano piatti senza pretese ma ben fatti. Ce n’erano e qualcosa rimane, come il Caffè Elisa.
Caffè Elisa, via Eusebio Chini, 55, Roma
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