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“Fa pubblicità occulta”. L’indagine dell’Antitrust contro l'influencer di ristoranti Asia Valente può cambiare il mondo del cibo

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato accusa anche Meta, la società di Mark Zuckerberg, di aver omesso di adottare misure per impedire la pubblicazione di messaggi ingannevoli

  • 17 Novembre, 2023

Pubblicità occulta di ristoranti, spa, hotel e altre strutture turistiche tramite Instagram. Foto e video apparentemente spontanei, diffusi senza che fosse chiaro ai follower che i contenuti sarebbero stati oggetto di accordo commerciale, e quindi pubblicati in cambio di una retribuzione dello sponsor di turno. Non solo, Meta, l’azienda proprietaria della piattaforma, avrebbe omesso di controllare e sanzionare le pratiche scorrette. È questa l’accusa mossa dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato all’influencer Asia Valente (seguita da 2,1 milioni di follower) che, insieme alla società di Mark Zuckerberg, è oggetto di un’istruttoria avviata dalla stessa Authority e che potrebbe rappresentare cambiamento importante per tutto il settore del cibo e del vino, soggetto a tali pratiche scorrette.

Dopo anni di pubblicità selvagge sulle piattaforme social da parte degli influencer, piccoli e grandi, dal 2017 l’Antitrust ha più volte richiamato all’uso corretto delle Advertising (Adv), dichiarando che “la pubblicità occulta è vietata sempre, anche sui social network”.

L’istruttoria Antitrust sul caso Valente

L’accusa principale mossa dall’Authority riguarda la pubblicazione di contenuti pubblicitari ingannevoli all’interno dei post pubblicati dall’influencer Asia Valente, in violazione delle normative in materia di trasparenza. Secondo l’Antitrust, si legge in una nota ufficiale, Meta avrebbe omesso di adottare misure idonee a impedire la pubblicazione su Instagram di messaggi potenzialmente ingannevoli. Asia Valente, infatti, pubblicherebbe sul canale social foto e video di ristoranti, di spa, di hotel e di altre strutture turistiche, con le quali si ritiene possa intrattenere rapporti commerciali, senza utilizzare alcuna dicitura che evidenzi la natura promozionale di questi contenuti. Contrariamente a quanto richiesto alle piattaforme social e alle policy di condotta della società: nei posti, dunque, mancherebbe la dicitura “Adv” che deve essere prevista nel caso di contenuti sponsorizzati.

Meta ometterebbe i controlli

La contestazione di Antitrust a Meta sembrerebbe essere più ampia del caso specifico, in quanto critica la piattaforma di non controllare che l’obbligo della dicitura Adv sia presente in tutti i contenuti con fini commerciali. Meta-Instagram, sottolinea l’Antitrust, “non fornirebbe adeguata informazione sull’esistenza e sulle modalità d’uso dello strumento per contrassegnare i contenuti brandizzati né controllerebbe l’effettivo e corretto utilizzo di tale strumento, soprattutto in relazione a contenuti promozionali pubblicati da utenti estremamente popolari, quali gli influencer”.

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