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Amedeo Minghi: "Campo de' Fiori? Era il più bel mercato di Roma, ora solo incuria"

Il cantautore, in un'intervista a Libero, racconta come è cambiata (in peggio) la città, in particolare lo storico mercato di piazza Campo de' Fiori

  • 12 Novembre, 2024

«Oltre l’incuria che c’è, si sta perdendo il senso della romanità, quelle abitudini e usanze dei romani. Quando ero ragazzino, i miei nonni abitavano a Campo de’ Fiori che in quei tempi era un posto meraviglioso, il più bel mercato di Roma. C’erano i banchi ordinati, con gli ombrelloni, la frutta messa a piramide e le mele lucidate una a una. Poi c’erano quelli colorati di olive e mais e ancora quelli delle primizie. Era un vero spettacolo. Ci sono ripassato qualche tempo fa: non ci si può più stare». Con queste parole il cantautore Amedeo Minghi parla della “sua” Roma e di come è cambiata negli anni, in particolare di piazza Campo de’ Fiori. Il suo mercato è probabilmente uno dei più antichi della città, già nel 1869 era al centro del commercio delle “vignarole”, signore che venivano tutti i giorni dalla campagna con le loro erbe e i loro ortaggi. All’inizio della sua storia il mercato era luogo di commercio quasi esclusivo di frutta e verdura, poi con il tempo si sono aggiunti i banchi della carne, dei fiori, del pesce.

In un’intervista pubblicata su Libero, Minghi, appena tornato sulla scena discografica con il nuovo disco di inediti Anima sbiadita, si dice d’accordo con un altro romano, Carlo Verdone, ha denunciato anche la perdita di spiritualità di Roma. «Condivido in pieno quello che ha detto Carlo. Oltre l’incuria che c’è, si sta perdendo il senso della romanità. Tavolini messi ovunque in mezzo alla strada, piccioni che fanno la cacca sopra le cose. Ormai a noi romani andare a fare una passeggiata in centro provoca dolore».

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