Non se l’aspettava, giura. Ha iniziato un po’ per gioco, un po’ per dare libero sfogo al suo carattere estroverso (eufemismo). E oggi che il suo profilo TikTok conta più di 1 milione di like e su Instagram lo seguono in 31.700 (senza sponsorizzate, garantisce) Alfredo D’Ausilio, per tutti Alfredo ‘o chiatto (Alfredo il grasso, definizione rigorosamente autoassegnatasi, non si parli di body shaming), è sempre più un fenomeno nazionale.
La storia è apparentemente semplice: propone attraverso i social le offerte a prezzi spacciati del suo supermarket di via Di Vittorio, a Qualiano, hinterland napoletano. Lo fa con uno stile diventato immancabilmente un marchio di fabbrica: spesso grida con un ossesso, talvolta la sua voce intraprende giri di falsetto improbabili e quasi puntualmente – per sottolineare la convenienza dei suoi prezzi – finisce con lanciare in aria pacchi di pasta e pelati, confezioni di mozzarella di bufala e quant’altro. Come in una sorta di raptus di follia, che è un po’ la sua cifra stilistica: una sorta di show, più cabaret che strategia commerciale. E il popolo della rete apprezza, a quanto pare. “Altroché, vengono da tutta Italia qui a conoscermi», racconta D’Ausilio con malcelato orgoglio.
Fenomenologia di un boom sovradimensionato rispetto agli affari del punto vendita: sui social lo seguono davvero da tutta Italia, certamente più di quanto interesserebbe commercialmente a un supermercato di provincia. “Io vorrei vendere a tutti, ma come faccio?”, si chiede allora Alfredo. Che non ha mire espansionistiche, non al momento, e che pare dunque accontentarsi della fama social e degli affari del suo supermarket. Al massimo, secondo una parabola ampiamente consolidata, viene non di rado chiamato a sponsorizzare eventi di paese. «Mi fa piacere, perché non dovrei?», conferma. Apparire dunque, più che vendere.
Il suo stile, ancorché non troppo evoluto (altro eufemismo), richiama alcuni dei precetti del marketing ante litteram che qui a Napoli, e in generale al Sud, si è per decenni nutrito dell’effervescenza dei venditori ambulanti con tanto di megafono (del tipo “donne, arriva l’arrotino”, la specie non s’è del tutto estinta). E che dunque sopravvive in qualche modo alla concorrenza dei grandi centri commerciali e alle campagne partorite da complessi brainstorming aziendali. Rigorosamente scritti a mano con un pennarello su fogli A4, i prezzi paiono decisamente concorrenziali. E anche per questo si genera, tra le migliaia di commenti social, il trend ironico di chi fa illazioni sulla data di confezionamento dei prodotti confezionati, da Italia ’90 a ritroso per intenderci.
«Come faccio ad avere prezzi così bassi? Punto molto sulla quantità: guadagno meno su ogni pezzo, ma ne vendo di più. E poi ci sono i prodotti vicini alla scadenza: la gente sa che potrà consumarli in pochi giorni, ma comprandoli risparmia un sacco di soldi», racconta ancora Alfredo, 43 anni, che il commercio pare averlo nel sangue. «Papà Vincenzo vendeva carne, commerciante era anche mia madre Giulia, che non c’è più. – dice – Come mi è venuto in mente di proporre le mie offerte su TikTok? Ho iniziato tre anni fa per gioco, poi la cosa diventava sempre più grande. E oggi sono famoso».
È il web, bellezza.
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