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L'anno nero della birra. Scatta l'aumento delle accise nel silenzio generale

Stavolta il Governo non ha salvato il settore brassicolo che sperava in una riduzione strutturale dell’imposta. Ma forse una speranza c’è ancora

  • 12 Gennaio, 2024

Tempi duri per il settore brassicolo. Il mese di gennaio ha, infatti portato con sé il temuto aumento delle accise. Non è, infatti, arrivato l’auspicato taglio di fine anno, come spiega al Gambero Rosso il presidente di AssoBirra Alfredo Pratolongo: «Purtroppo l’emendamento sulla stabilizzazione del taglio delle accise e le relative agevolazioni progressive per i birrifici artigianali fino a 60mila ettolitri, non è stato inserito nel testo finale della Legge di Bilancio. Una contingenza che si inserisce in un quadro generale di risorse scarse, in virtù del quale il Governo ha deciso di non accogliere emendamenti parlamentari, ma soltanto da parte dei relatori».

La norma anti accise

Niente salvagente, quindi. Ma forse una speranza c’è ancora. «Per preservare il più possibile la competitività di un comparto trainante dell’economia del nostro Paese, AssoBirra si è attivata per chiedere l’inserimento nel decreto Milleproroghe, provando a riproporre quanto ottenuto nel 2023, ovvero una riduzione delle accise seppur non strutturale», aggiunge Pratolongo.

In pratica si spera nello stesso schema dello scorso anno, quando nel mese di febbraio il Governo Meloni aveva bloccato l’accisa a 2,97 euro per ettolitro e per grado-Plato per tutto l’anno tramite un emendamento al decreto Milleproroghe. Se la proposta di AssoBirra andasse in porto, anche per quest’anno resterebbe congelata. Altrimenti arriverebbe a 2,99 euro.

Sfuma la speranza di una riduzione strutturale

Al di là di come finirà la partita, appare chiaro che anche per il 2024 sfumerà il percorso strutturale di riduzione delle accise chiesto a gran voce dal comparto. Lo scorso anno, lo stesso Patrolongo aveva rilevato come le riduzioni a tempo hanno un impatto relativo, in quanto «per un imprenditore è molto difficile programmare il futuro quando non sa cosa succederà l’anno successivo».

Tra l’altro, denuncia l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori , la pressione fiscale è tra i principali motivi che frenano la produzione interna di birra. Pressione fiscale che grava ingiustamente su questo segmento rispetto ad altri (vedi, per esempio, il vino) e che è molto più alta rispetto ad altri Paesi, come ad esempio la Germania. Oggi, il comparto birraio crea un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro e versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.

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