Gli intolleranti al lattosio conoscono bene questa definizione, ma cosa sono, esattamente, i prodotti delattosati? Si tratta di alimenti in cui il lattosio viene scomposto nei suoi zuccheri, glucosio e galattosio, in modo da rendere il cibo più digeribile a chi soffre di intolleranza. Il processo usato è quello dell’idrolisi, che permette anche a chi non ha l’enzima della lattasi (che scinde gli zuccheri) di godere di formaggi e latticini.
lactose free with background
In commercio esistono già da molti anni, spesso sono erroneamente considerati più leggeri, ma la verità è che chi non soffre di intolleranza non ha bisogno di ricorrere a prodotti simili (che no, non sono «light»). E non sono adatti neanche per chi ha un’allergia alle proteine del latte, problematica diversa e ben più delicata che comporta la totale eliminazione del latte i suoi derivati. Chi è intollerante al lattosio può concedersi, a piccole dosi, qualche strappo alla regola, ed esistono da tempo delle pasticche di lattasi da acquistare in farmacia (da poco ne è uscita una che promette effetto immediato) e assumere prima di una bella pizza Margherita per facilitare la digestione.
L’intolleranza al lattosio, così come qualsiasi altro problema alimentare, non può essere autodiagnostica: occorre eseguire il Breath Test, il test del respiro che raccoglie dei campioni di aria espirata dal paziente prima e dopo l’ingestione del lattosio, a intervalli regolari per una durata di quattro ore. Se la lattasi non è presente, nell’intestino partono dei processi di fermentazione e produzione di gas, rilevati attraverso il test. I sintomi più comuni, comunque, sono gonfiore addominale, diarrea, crampi, flatulenza, talvolta anche mal di testa.
Il primo prodotto delattosato è apparso negli anni ’70, ed era proprio una bottiglia di latte. Il contenuto di lattosio residuo in prodotti che ne sono privi è davvero minimo e oscilla da 0.5 a 0.01%. Oggi si trovano anche yogurt, ricotta, robiola, mozzarella, formaggi spalmabili, burro e tanti altri prodotti senza lattosio, oltre a merendine e biscotti. A certificare molte di queste specialità c’è il marchio Lfree di Aili, Associazione Italiana Latto Intolleranti, che identifica prodotti con un contenuto residuo di lattosio inferiore allo 0.1%. Una quantità davvero infinitesimale che non può creare problemi agli intolleranti.
La stessa associazione, però, mette in guardia nei confronti dei prodotti delattosati, che sono sì sicuri ma possono comunque causare gonfiore e fastidio in molti consumatori. Questo ha a che fare con le proteine del latte, composte all’80% da caseine e per il 20% da sieroproteine. La composizione delle caseine nel latte è responsabile di diversi sintomi gastro-intestinali, a prescindere dal lattosio. Insomma, un bicchiere di latte al mattino può risultare poco digeribile per diverse persone e questo non ha nulla a che fare con l’intolleranza.
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