taliano (Prosecco, Asti e Spumanti) che coprono il 99% dell'export, ma si difende bene anche il metodo tradizionale (Franciacorta e Trento) con un +21%.
I dati arrivano dall'O.S.V.E, l'Osservatorio Vini Spumanti Effervescenti e raccontano qualcosa in più dei freddi numeri. Ad esempio, fa un certo effetto notare come la patria del perlage, la Francia, sia passata da 5 milioni di bottiglie importate nel 2011 a 9 milioni nello scorso anno. Scelgono Prosecco e Moscato, con una curiosità in crescita nei riguardi del Franciacorta.
Ma la bollicina italiana piace in tutto il mondo: un 13% in più di volumi rispetto al 2011 parla chiaro. Anche il Regno Unito conforta il settore con un +9%, piazzandosi secondo dopo gli Stati Uniti, nella graduatoria dei volumi esportati. Meno affidabile il mercato russo, a causa del proibizionismo, delle imposte sugli alcolici e di una certa discontinuità su alcune etichette. Eppure la crescita c'è, sia in termini di volume che di valore, rispettivamente un +8% e un +3%.
Ad Ovest tiene bene il Canada che predilige la quantità alla qualità. Gli Stati Uniti sono il mercato ideale: crescita costante e fedele. Meno brillante la performance del Sud America che comunque copre il 6% del mercato globale e con Brasile e Argentina che fanno da volano.
Passiamo ad est, il mercato del futuro prossimo. Giappone ed Estremo Oriente segnano un +11% in valore, mentre la cifra dei volumi cambia a seconda dei paesi. La più alta la troviamo in Corea con +22%. Sono complessivamente 31 milioni le bottiglie “sparkling made in Italy” che arrivano in Estremo Oriente, Oceania e Australia.
Riassumendo, sul totale export dei vini italiani – siamo a quota 4,653 miliardi di euro - gli spumanti si guadagnano una fetta in valore del 15% che fa 945 milioni di euro. Ancora più incoraggiante il giro d'affari complessivo delle bollicine nostrane: +19% rispetto al 2011 che tradotto in euro fa due miliardi e mezzo.
a cura di Francesca Ciancio
14/02/2013