L'olivicoltura in Abruzzo
“Vegetava rigoglioso lungo le sponde del lago Fucino”, nel cuore della Marsica, l'ulivo dipinto dalle parole di Virgilio nelle sue Georgiche. Una tradizione antica, da sempre legata alla quella pugliese per via dei pastori che durante la transumanza portavano dal tacco dello Stivale piante e tecniche di coltivazione. Una produzione che continua a migliorare di anno in anno, nonostante le molte difficoltà climatiche; le criticità non sono mancate neanche in Abruzzo, a cominciare dalla carenza idrica estiva dello scorso anno, ostacolo che non ha impedito però di portare a casa ottimi risultati per molti olivicoltori del territorio. Aziende che hanno confermato prestazioni d'eccellenza già ottenute da diversi anni e altre più giovani che hanno intrapreso un percorso di crescita notevole e in continua evoluzione.
Le cultivar
A dominare la scena paesaggistica dell'entroterra e della costa, le cultivar autoctone: l'intosso, che dà origine a oli intensi con note balsamiche ed erbacee che ricordano l'ortica e le conifere, la gentile di Chieti, più delicata e con sentori aromatici leggeri se prodotta sul litorale, più intensa e dalle nuance vegetali se lavorata nell'entroterra, la dritta – diffusa soprattutto nella provincia di Pescara nei comuni di Loreto Aprutino, Pianella e Moscufo – con le sue sensazioni di mandorla, il leccino, varietà che ritroviamo in tutto il Centro e Nord Italia, ma anche olive meno note come la castiglionese, che prende il nome dalla sua terra d'origine, Castiglione a Casauria, dove troviamo anche la police (o toccolana), la posolella (o precoce), tra le province di L'Aquila e Pescara, il tortiglione, diffusa soprattutto nel teramano, il crognalegno e molte altre ancora.
Per scoprirne caratteristiche e qualità, abbiamo chiesto ai due migliori olivicoltori regionali dell'anno, insigniti dalla guida Oli d'Italia 2018 con due premi speciali, di descrivere il loro territorio.
La Selvotta: rinnovare la tradizione
Sul lato costiero, più precisamente a Vasto, nella splendida Costa dei Trabocchi, è La Selvotta a fare la parte del leone, un'azienda familiare nata negli anni '60 e portata avanti oggi dai fratelli Giovanni ed Elio Sputore, che hanno saputo nel tempo migliorare le tecniche di produzione senza però dimenticare le loro origini. “È stato papà a fondare l'attività nel '64, anno di acquisto dei primi appezzamenti di terreno”, racconta Giovanni. Il primo frantoio, però, esisteva già nel 1937, grazie al nonno dei due titolari, “un uomo di campagna da sempre legato alle piante di ulivo”. Oggi, le tenute contano 40 ettari totali, di cui 19 destinati alle vigne e 14 olivetati. “Siamo cresciuti fra questi alberi, proseguire l'attività era il nostro destino”. Nel frattempo, però, i numeri sono aumentati, così come la conoscenza e la consapevolezza dei produttori: grazie a un lavoro minuzioso di ricerca, La Selvotta è entrata quest'anno a pieno titolo nell'olimpo dei migliori produttori italiani, per l'eccellenza dei loro prodotti, ma soprattutto per l'ottimo rapporto qualità/prezzo che contraddistingue le etichette della casa.
Le varietà aziendali
In particolare, ad aggiudicarsi il riconoscimento è stata l'Oliva Grossa Monocultivar Bella di Cerignola, “una varietà che chiamiamo oliva grossa in dialetto, ma che non è altro che la stessa cultivar pugliese”. Una pianta secolare, “inizialmente impiantata per esigenze di impollinazione”, ad allevamento globoso – che identifica una forma dalla chioma piena inserita in un tronco unico, con zona centrale rivestita di vegetazione – piuttosto resistente. Ci sono poi la gentile di Chieti e il nebbio di Chieti, “entrambe autoctone e molto antiche, due piante che nel corso del tempo si sono ambientate perfettamente al territorio”. Sembra che il nebbio sia una cultivar figlia del moraiolo, “a livello genetico sono molto simili”, ma leggermente più grande.
L'esperimento degli anni '90: la 1-77
Singolarità dell'azienda, la 1-77, “una varietà che ci è stata affidata nei primi anni '90 dall'ASR (Agricoltura Sviluppo Rurale)”. Mezzo ettaro di piante sconosciute e mai lavorate prima, selezionate alla fine degli anni '70 da Giuseppe Fontanazza, esperto di selezione genetica degli ulivi ed ex direttore dell’istituto di ricerca per l’olivicoltura del Cnr. Un esperimento azzardato che ha dato vita a una delle drupe oggi simbolo de La Selvotta. “Originariamente, era stata concepita a vaso monocono per la raccolta meccanica, ma nel corso del tempo abbiamo modificato i nostri parametri fino a raggiungere i risultati attuali”. Ovvero ampi sentori vegetali, “soprattutto di carciofo, e poi un leggero pomodoro e un lontano richiamo alle leguminose”. Con gli anni, i fratelli hanno inoltre scoperto che si tratta in realtà di un'antica varietà abruzzese, “derivata dalla cultivar cucco”.
La crescita del panorama abruzzese
Nord America, Belgio, Giappone: la famiglia Sputore ha allargato il suo raggio d'azione anche all'estero, mantenendo comunque prezzi competitivi, “adeguati alla nostra zona, dove l'olio è ancora troppo spesso venduto a prezzi eccessivamente bassi”. Stiamo parlando di circa 8 euro per una bottiglia da mezzo litro acquistata in frantoio, che diventano 10 o poco più sugli scaffali dei negozi. Le etichette sono presenti anche in diversi ristoranti, “sempre più attenti alla qualità dell'oro verde anche grazie alle guide e alla tanta buona comunicazione fatta negli ultimi anni”. Che ha portato a una crescita generale della scena olivicola regionale.
Tommaso Masciantonio: la punta di diamante dell'olivicoltura abruzzese
“Si tratta di piccoli passi avanti, ancora non sufficienti, ma giganteschi se paragonati al livello dell'olio abruzzese di 10 anni fa”. Le parole rassicuranti ma mai banali di Tommaso Masciantonio, vincitore del premio Azienda dell'Anno (tre etichette premiate con Tre Foglie, massimo riconoscimento), punto di riferimento per tutta l'olivicoltura abruzzese e non solo, fonte di ispirazioni per giovani aspiranti produttori, al timone dell'omonima azienda a Trappeto di Caprafico, frazione di Casoli, Chieti. L'anno scorso, descriveva così la produzione della sua terra: “Per tanto tempo il settore olivicolo è rimasto fermo per colpa nostra, perché siamo stati noi produttori a non riconoscerne il potenziale […] Bisogna continuare a comunicarlo al meglio, operatori del settore in primis, dagli agronomi ai tecnici di frantoio”. Un anno dopo, quel messaggio comincia a diffondersi sempre di più. “Si comincia dalle basi: se fino a poco tempo fa le sensazioni di amaro e piccante respingevano molti clienti, oggi anche il meno preparato dei consumatori le ricerca”. Per non parlare della trama aromatica: “Che dire? I profumi piacciono a tutti!”. Aumentano le vendite, “per me soprattutto del monocultivar di intosso e della Dop, che sono le bottiglie con i prezzi più alti”. E cresce anche la soddisfazione personale: “Questi piccoli miglioramenti rendono il mio lavoro molto più gratificante”.
L'olio nella ristorazione
Arranca ancora, invece, il settore della ristorazione, come sempre con le dovute eccezioni. È il caso di Niko Romito, ovviamente, che fra le etichette di Tommaso predilige la Dop Colline Teatine Bio, un blend di gentile di Chieti e intosso, ma anche de La Sorgente, pizzeria d'autore di Guardiagrele con un pallino per l'oro verde: “A novembre i ragazzi verranno qui per assaggiare i vari oli e creare da soli il proprio blend. Oppure scegliere il monovarietale che meglio si accosta ai loro prodotti”. E poi Villa Maiella, ancora a Guardiagrele, e l'Osteria del Tarassaco di Rivisondoli, “locale specializzato nell'extravergine, dove ogni piatto viene abbinato a un olio diverso delle varie regioni italiane”.
Le difficoltà dell'annata passata
Tre etichette, tre prodotti straordinari. Tre fra gli oli più buoni di tutta la Penisola, ognuno con la sua personalità, il suo gusto unico, il suo palato avvolgente e inconfondibile. Eppure, l'annata passata non è stata una delle migliori. O no? “Sicuramente al di sotto della media per via della siccità, anche se qui, ai piedi della Majella, le precipitazioni sono state un po' più numerose. C'è stato comunque un calo della produzione, ma per fortuna siamo riusciti a portare a casa dei buoni risultati”. Nonostante un mese e mezzo di siccità assoluta. “L'intosso è una varietà di taglia grande, carnosa, per cui difficilmente risulterà disidratato. In generale, sono fortunato perché il terreno calcareo delle tenute è come un diesel: non offre moltissimo, ma garantisce una grande costanza nel tempo”.
L'assaggio degli oli: le impressioni a caldo
Continua a parlare di fortuna, Tommaso, ma gli addetti ai lavori lo sanno bene che dietro ogni sua bottiglia si cela in realtà uno studio intensissimo, portato avanti negli anni con la cura e la caparbietà di un vero abruzzese, la pazienza di chi ha che fare con l'imprevedibilità della natura da sempre, e l'umiltà rara di chi non smette mai di mettersi in discussione. “Non mi aspettavo questo risultato, sono sempre molto deluso quando assaggio gli oli per la prima volta. Un po' perché inizialmente non esprimono il massimo del loro potenziale, un po' per la tensione e l'ansia che caratterizza quei momenti”. Un'emozione che si ripete di anno in anno, nonostante la sua esperienza decennale: “Dopo una quindicina di giorni, il prodotto si è stabilizzato. Ma soprattutto, io sono più calmo e posso assaggiare e valutare con maggiore lucidità”. Una connessione profonda e intima, quella che lega un produttore al suo olio, entrambi dipendenti l'uno dall'altro: “Si dice che l'olio col tempo cambi. La verità è che siamo prima di tutto noi a cambiare”.
I migliori oli dell'Abruzzo
Tre Foglie
Olio Extravergine di Oliva - Ermoli Crugnale - Pettorano sul Gizio (AQ) - www.crugnale.it
Tre Torri Olio Extravergine d'Oliva -Frantoio della Valle -Prezza (AQ) - www.frantoiodellavalle.com
Erbacius Monocultivar Picholine - Frantoio Hermes - Penne (PE) - www.frantoiohermes.it
Monocultivar Ascolana - Giardini di Giulio - Tocco da Casauria (PE) - www.giardinidigiulio.com
Monocultivar Toccolana Bio - Guardiani Farchione - Tocco da Casauria (PE) - www.guardianifarchione.com
Oliva Grossa Monocultivar Bella di Cerignola - La Selvotta - Vasto (CH) - www.laselvotta.it
Dop Pretuziano delle Colline Teramane Bio – Persiani - Atri (TE) - www.aziendapersiani.it
Olio Musino Monocultivar Ascolana Tenera – Skygreen - Nocciano (PE) - www.skygreen.eu
Filodolio Monocultivar Intosso - Tenuta Sant'Ilario - Pineto (TE) - www.tenutasantilario.com
Veneranda 19 - Tenuta Zuppini - Torricella Sicura (TE) - www.tenutazuppini.com
Dop Colline Teatine Bio - Tommaso Masciantonio - Trappeto di Caprafico - Casoli (CH) - www.trappetodicaprafico.com
L'Olio Monocultivar Intosso - Tommaso Masciantonio - Trappeto di Caprafico - Casoli (CH) - www.trappetodicaprafico.com
Monocultivar Crognalegno - Tommaso Masciantonio - Trappeto di Caprafico - Casoli (CH) - www.trappetodicaprafico.com
Due Foglie Rosse
Majia Monocultivar Coratina - Cascina Bruno - Elice (PE)
Monocultivar Ascolana - Fattoria Torre delle Valli - Civitella Casanova (PE) - www.fattoriatorredellevalli.it
Fines Vestinorum - Frantoio Hermes - Penne (PE) - www.frantoiohermes.it
Vesta Dop Aprutino Pescarese Bio - Frantoio Hermes - Penne (PE) - www.frantoiohermes.it
Electum - La Selvotta - Vasto (CH) - www.laselvotta.it
Dop Aprutino Pescarese - Sandro Di Giacomo - Pianella (PE)
Olio Extravergine di Oliva Bio - Sandro Di Giacomo - Pianella (PE)
Olio Extravergine di Oliva - Tocco d'Italy - Tocco da Casauria (PE) - www.toccoditaly.com
a cura di Michela Becchi
Oli d'Italia 2018 – Euro 13,90 – disponibile in libreria e online
Oli d'Italia 2018, la guida dedicata all'olio extravergine di oliva. Ecco i premiati
Il miglior olio della Sicilia. La produzione regionale e le aziende
Il miglior olio dell'Umbria. La produzione regionale e le aziende