La crescita del turismo enogastronomico
Cos'è un profilo psico-culinario? L'insieme di aspettative, gusti, esigenze che si può associare a ciascun turista in cerca di esperienze enogastronomiche durante i suoi viaggi intorno al mondo. Un turismo, quello legato alla buona tavola e alla scoperta dei prodotti del territorio, che i sondaggi ci dicono in crescita costante, particolarmente remunerativo per le realtà che decidono di scommettere su un'offerta enogastronomica mirata che comunichi i valori del territorio e della tradizione locale. È quanto emerge pure dalla relazione Food Travel Monitor 2016, fresca di pubblicazione a opera della World Food Travel Association (Ong tra le principali autorità a livello mondiale sul turismo enogastronomico). Secondo lo studio che indaga le nuove dinamiche dei mercati internazionali, il 49% dei turisti interpellati (da Australia, Cina, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e USA) dichiara di essere mosso da una motivazione enogastronomica, con il desiderio di sperimentare esperienze che sopravanzano la semplice curiosità culturale. Lo studio, non a caso, sottolinea come le attività turistiche legate al vino e al cibo possano condizionare la scelta di una destinazione, fonte di soddisfazione o delusione, e riescano a favorire l’acquisto di generi alimentari tipici di un luogo una volta tornati al Paese d’origine. Tutte informazioni di rilievo strategico per un Paese come l'Italia, che dell'indotto enogastronomico aspira a fare un punto di forza.
Tendenze, desideri e profili psico-culinari
E in futuro, conferma Roberta Garibaldi (Ambassador per l'Italia per conto di WTA), “il fenomeno andrà a rafforzarsi” grazie all'interesse per il cibo dimostrato dai giovani‘Millenials’, e dai visitatori in arrivo da Paesi come Cina e India, i grandi turisti di domani. L'Italia, dal canto suo, si conferma la destinazione più desiderata a questo proposito, per motivi vari e diversi che la ricerca ha cercato di riassumere delineando 13 profili cosiddetti psico-culinari. Ci sono viaggiatori più esigenti, in cerca di autenticità e usanze tradizionali (e sono la maggior parte), altri che scelgono una destinazione ogni volta diversa per aumentare il grado di sperimentazione. Ma pure il turista eclettico, che della varietà dell'offerta fa una prerogativa irrinunciabile, e quello social, che dell'esperienza privilegia l'aspetto conviviale. E poi il gourmet e l'avventuroso, il biologico e il budget, particolarmente attento alla spesa. Ognuno di loro, com'è ovvio, può sommare più esigenze in una perché chi ama i ristoranti gourmet può provare anche il desiderio di sperimentare esperienze più informali, e viceversa. Questo significa che tanto più è complessa e qualitativamente elevata la proposta di un territorio, tanto più quella destinazione turistica risulterà attraente. Gli strumenti a disposizione del circuito turistico? Insegne storiche e nomi di prestigio, realtà che recuperano la tradizione street food e food festival, agriturismi e corsi di cucina, fiere agricole, mercati, sagre e musei tematici. E l'Italia dimostra di saper giocare le sue carte. Il report 2016 ha evidenziato un trend importante: l’Italia è infatti percepita in modo molto positivo come destinazione relativa al turismo enogastronomico, entrando in quasi tutte le top ten dei Paesi intervistati, e superando grandi competitor come la Francia e la Spagna. Un esempio per tutti? La Cina indica solo l’Italia come meta enogastronomica al di fuori dell’Oriente. Mentre per gli Stati Uniti, il nostro Paese è la sola destinazione estera citata dagli intervistati.Ma anche i tedeschi ci amano e attribuiscono alla Toscana e a Roma la qualifica di meta enogastronomica d’eccellenza.
