Cโรจ una zona di Roma molto nota tra i romani ma poco frequentata da stranieri, nascosta tra il quartiere Trieste e Parioli, quello della Roma bene, per intenderci. Parliamo del quartiere Coppedรจ, un complesso di palazzine straordinario, legato allโarchitetto Gino Coppedรจ che unisce uno stile tra il liberty e il gotico semplicemente irripetibile. Tra villini e archi ha sede qui lโAmbasciata del Sud Africa. Ve lo raccontiamo perchรฉ non รจ unโambasciata tra le piรน attive per la promozione del patrimonio enologico, con cene, degustazioni, seminari. Una sede diplomatica che ha capito bene come, per fare leva sul tessuto sociale italiano, il discorso enogastronomico รจ sempre validissimo. Lโoccasione della degustazione in questione รจ il primo anniversario del South African Wine Club, con gli abbinamenti preparati dallo chef sudafricano Sacha Kingston e Luca Vaccaro.
Il vino in Sud Africa
Nella classica suddivisione tra produttori del nuovo e vecchio mondo, il Sud Africa solitamente finisce nella prima categoria. A torto. Perchรฉ 350 anni di storia enologica sono lรฌ a testimoniare una tradizione longeva che sโintreccia con viaggi e storie di emigrazione come quella degli ugonotti. La data spartiacque รจ il 1659: tutto parte da Costantia per mano di Jan van Riebeeck, medico chirurgo olandese della Compagnia delle Indie, che impiantรฒ le prime viti. Oggi lโindustria del vino sudafricano dร lavoro a circa 300mila persone grazie ai quasi 100mila ettari vitati, equamente suddivisi tra varietร a bacca bianca (54.6%) e a bacca rossa (45.4%). Chenin e cabernet sauvignon rimangono le varietร piรน utilizzate. E la produzione aumenta a vista dโocchio: nel 2014 la produzione ha raggiunto i 958.8 milioni di litri (nel 2006 erano 628.5). Ultimo dato: il consumo pro-capite del Paese รจ di circa 9,5 litri lโanno, i sudafricani bevono in media la stessa quantitร di vino di un nordamericano. Molte delle aziende assaggiate hanno una storia produttiva familiare secolare, il sistema delle demoninazioni dโorigine รจ del 1973, solo una decina di anni dopo rispetto allโItalia.
La degustazione
Viognier Reserve 2014 Diemersfontein
Iniziamo da Wellington, a ward (il corrispettivo delle nostre denominazioni dโorigine) of Paar, a coastal wine region, circondata dalle montagne. ร una delle zone della viticoltura sudafricana, con estati caldissime e inverni rigidi, e suoli prevalentemente argillosi. Si tratta di un viognier molto ricco e profumato, con una maturazione delle uve volutamente ritardata, nei suoi toni di albicocca e scorza dโarancia, la bocca รจ piena, avvolgente, con un residuo zuccheri e un sottofondo tostato di mandorla figlio di un passaggio (30% del vino) in botti francesi da 300 litri di primo e secondo passaggio. Un bianco largo e succoso, perfetto per le carni bianche.
Sauvignon Blanc 21 Gables 2013 Spier
Unโazienda che ha fatto la storia dal 1692. Le uve provengono da Tyberberg hills, con un clima molto fresco e con escursioni nette, ideali per le varietร aromatiche. Selezione solo dai migliori blocchi, vinificazione in acciaio e 3 mesi di affinamento sulle fecce fini. Il vino precedente sostava 8 mesi sulle fecce fini, a testimoniare una pratica sempre piรน diffusa sui bianchi in Italia, con ottimi risultati, come in Sud Africa. I profumi qui sono spiccati ma non pungenti, vanno dalla frutta esotica a una nota erbecea piรน sottile, di tรจ, di pepe bianco. La bocca รจ guidata dallโaciditร , con un peso medio e un finale armonico e ben modulato.
Pinot Noir 2012 Meerlust
Meerlust sta per โil piacere del mareโ. Che in effetti รจ lontano solo 5 km, siamo nel cuore di Stellenbosch, zona est di Cape Town, con le montagne attorno e un clima mediterraneo. Anche qui parliamo di una cantina fondata giร nel 1756, oggi allโottava generazione. I suoli sono qui piรน ricchi di arenari e sandstone, il pinot nero in questione รจ figlio di una diraspatura parziale e una maturazione poi in legno nuovo e di secondo passaggio. Un vino solare e floreale, ricco di frutto ma ben sostenuto da una bella quota sapida e un aspetto piccante e speziato appena accennato ma ficcante. Pregevole la gestione dei diversi legni.
Cabernet Sauvignon Merlot 2011 Jordan Chameleon
Qui saliamo decisamente di concentrazione e carattere tannico per questo blend di cabernet sauvignon (48%), merlot (43%) e syrah (9%). Un rosso succoso, con le spezie scure ancora in evidenza, liquiriza, di tabacco dolce, ma anche note appena terrose. La bocca รจ piena, con un trama tannica ancora molto rigida che richiede tempo ma lโestrazione non รจ eccessiva e il tempo in bottiglia gli darร il giusto equilibrio. Finale appena ferroso, tuttโaltro che scontato, e non certo il solito bordeaux blend da nuovo mondo. 20 mesi di barrique, da pazientare.
Pinotage 2012 Arabella
Chiudiamo con unโazienda giovane, che nel 2007 ha ripreso una storica proprietร che dal 1860 apparteneva alla famiglia De Wet. Siamo nella regione di Robertsons, in una zona piรน interna. Chiudiamo con la varietร autoctona per eccellenza, frutto di un incrocio dellโuniversitร di Stellenbosch nel 1925 tra pinot nero e cinsault. Timbro con una nota delicatamente erbacea, note di pepe e un frutto scuro, bocca succosa ma un poโ statica, per un finale lineare e corretto.
a cura di Lorenzo Ruggeri