L'export di vino italiano del 2015 potrebbe superare un altro record, quello dei 5,5 miliardi di euro, segnando un'ulteriore crescita rispetto ai positivi risultati dello scorso anno. Merito del buon andamento dei mercati nei primi sette mesi dell'anno, soprattutto Usa, Regno Unito, Giappone, tra le piazze principali; bene anche la Cina, che compensa il crollo del mercato russo. La stima è di Ismea e Uiv sulla base dei dati Istat gennaio-luglio che rilevano un +6,1% a valore (3 miliardi di euro), confermando il trend di crescita a valore delle esportazioni. Sul fronte dei volumi esportati il calo è del 3,1%: meno vino venduto ma a prezzi più alti. Lo testimonia l'ottima progressione dei vini a Dop che crescono dell'8,2% a valore e del 4,9% in quantità; in aumento anche le Igp, rispettivamente del 9,2% e del 4,3%.
"Si rafforza il valore del vino italiano sui mercati internazionali” dice il presidente Uiv, Domenico Zonin "e stimiamo che l’obiettivo dei 5,5 miliardi di valore dell’export vinicolo sia ormai a portata di mano”. “Si conferma la crescita delle nostre esportazioni ormai stabilizzate sopra il +6%" afferma Ezio Castiglione, presidente di Ismea "che potranno ulteriormente accelerare a fine anno, considerando il prevedibile sprint degli spumanti nel periodo di Natale". Inaspettata e confortante, per Castiglione, la ripresa della Cina (+23% a valore e +9% a volumi) che in parte compensa i problemi sul mercato russo (-39% sia a volumi sia a valore). In rallentamento la Germania: -1,6% in valore.
"Continua la flessione dei volumi" aggiunge Zonin "che ha fatto registrare un -3,1%, ma non per le Dop che crescono del 4,9%. Un dato sul quale dovremo lavorare nei prossimi mesi, forti anche di una vendemmia eccellente come quella che abbiamo appena concluso". "La buona remunerazione all’export del nostro vino specie nel segmento Dop e Igp" conclude Castiglione "conferma una strategia produttiva del 'Sistema Paese' ormai orientata stabilmente sulla territorialità e quindi su prodotti ad elevato valore aggiunto".
a cura di Gianluca Atzeni