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Cioccolato e calamari: ecco come il mio palato è stato stravolto dalla gravidanza

Ogni gravidanza è diversa, e alcune possono mettere a dura prova il nostro stomaco: confessioni a ruota libera di com'è cambiata la mia routine una volta rimasta incinta

  • 25 Aprile, 2025

Mangiare quando si è incinta può essere una vera tortura. Chi ha sofferto di nausea nel primo trimestre sa di cosa parlo: è una condizione invalidante, di quelle che dovrebbero farti stare a riposo. Tradizionalmente, però, i primi tre mesi la gravidanza resta un segreto per pochi intimi, nonostante si tratti del periodo in cui una donna ha maggior bisogno di sostegno. Spesso, anche a tavola.

Gravidanza e nausea: addio, mio amato caffè

Il primo trimestre per me sono è stato caratterizzato dalla pressione arteriosa che si faceva sempre più bassa e la nausea che aumentava. Stare ai fornelli (era estate!) era difficile e non capivo mai quale cibo mi avrebbe disgustata meno. Ancora oggi sto male al pensiero dei peperoni, ho iniziato da poco a tollerare di nuovo l’odore del caffè ma continuo a starne alla larga. Cioccolato, solo cioccolato: fondente con nocciole, oppure sotto forma di gelato (che non avevo mai amato granché prima, per non parlare della Nutella, improvvisamente diventata immancabile in cucina). E pensare che prima della gravidanza preferivo di gran lunga la crema pasticcera (tanto che al bar, spinta dall’abitudine, mi ostinavo a ordinare un cornetto alla crema, per poi pentirmene). Il mio palato – lo avrei scoperto a breve – è stato totalmente stravolto dal delirio ormonale.

Confessioni di una vegetariana incinta: ho ceduto

Altra grande voglia, la più decisiva: i calamari. Erano diventati un’ossessione. Sono vegetariana da anni e non ho mai dubitato di questa scelta: la gravidanza però ha ribaltato ogni mia convinzione (ho scoperto, poi, che si tratta di un fenomeno piuttosto comune, anche se molte si rifiutano di ammetterlo) e così in piena estate, quando ero già al quarto mese inoltrato, mi sono ritrovata a ordinare un’orata al forno con patate al ristorante. Ma prima, una frittura di calamari: nonostante fosse passato molto tempo dall’ultima volta, il sapore era talmente familiare da farmi sentire perfettamente a mio agio.

Non voglio nascondermi dietro qualche scusa: ho ricominciato a mangiare il pesce durante la dolce attesa solo perché ne avevo una gran voglia, che ho deciso di assecondare senza troppe remore. C’è da dire, però, che cucinare in quel periodo per me era faticoso, tra le alte temperature (è stata l’estate più calda di sempre) e la stanchezza (oltre a un trasloco di mezzo, grande classico). La voglia di creare qualcosa in più di una semplice insalata di fagioli mancava, e così avevo finito per annoiarmi e non trovare più soddisfazione nel cibo, una sensazione che, prima di essere incinta, non avevo mai avuto.

La cucina vegetale è divertente, continuerò a sostenerlo a gran voce, ma in quel momento era diventata ciò che per me che non era mai stata: una limitazione. Una volta arrivato l’autunno, le cose sono cambiate e tra zuppe, pasta e fagioli, ragù di lenticchie e polpette è stato tutto più facile (ma ho comunque continuato a godermi i calamari).

Le nausee da gravidanza quando scrivi di cibo

Un capitolo a parte lo merita il lavoro. Nascondere il rifiuto verso certi cibi quando sei in una redazione che si occupa di enogastronomia non è semplice. Ho aspettato ben oltre i canonici tre mesi per dare l’annuncio e non me ne pento, ma nel frattempo lavorare in questo settore era diventato un incubo. Si sente sempre ripetere che la gravidanza non è una malattia ed è vero, ma molti dei disturbi che possono presentarsi sono difficili da gestire. I conati improvvisi, per esempio (anche alla guida!), l’intolleranza verso alcuni odori… per capirci, mi riferisco a corse al bagno nel bel mezzo di una riunione, telefonate inventate per riprendere fiato e tanti soldi spesi in correttore per coprire le occhiaie date dall’insonnia (altro sintomo che può accomunare più donne). Ah, dimenticavo: oltre le 19 di sera, arrivava anche l’inappetenza (per poi trasformarsi in voglia di supplì alle 3 del mattino).

Ecco, immaginate tutto questo mentre, per otto ore al giorno, siete circondati da persone che scrivono e parlano solo di cibo, propongono assaggi dei prodotti più bizzarri, offrono kombucha, bollicine e burrata alle undici del mattino, ti chiedono di partecipare a degustazioni o andare a visitare la pasticceria vegetale dall’altro lato della città. Mentre stai ancora cercando di scacciare il pensiero dei peperoni della sera prima.

Rispettare la privacy delle donne

Una volta passato il primo, faticoso trimestre, le nausee sono scomparse così come erano arrivate, in maniera repentina e prepotente. Restavano, però, le limitazioni: niente alcol, naturalmente, attenzione alle verdure crude, i formaggi a latte crudo, quelli con muffe, e poi cozze e vongole (che ero arrivata a sognare la notte, tanta era la voglia: sauté di cozze con pane abbrustolito, il mio desiderio più ricorrente. Ci sono pareri discordanti su questo, ma le linee guida della mia ginecologa le bandivano e non mi sono sentita di rischiare).

Queste ristrettezze per me non hanno rappresentato un problema, alle volte però faticavo a spiegare perché fossi così scrupolosa, quasi dovessi giustificarmi per seguire delle indicazioni che mi erano state date da una professionista (a tutte le donne incinta che stanno leggendo: affidatevi al vostro medico e non fatevi influenzare dai racconti altrui). «E che sarà mai», mi sono sentita dire spesso, «io l’ho sempre mangiato e non è successo niente». Non si tratta di paranoie né fissazioni: ogni donna ha il diritto di scegliere quanto essere o meno «ligia» durante quei nove mesi e non dovrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dover dare spiegazioni.

Una donna (incinta o meno) non vi deve alcuna spiegazione

Durante la gravidanza può capitare di sentirsi a disagio al ristorante, a cena a casa di altri o durante un evento. Una donna in attesa può scegliere di evitare il tiramisù, anche se le hanno assicurato sia stato fatto con uova pastorizzate, può non fidarsi del modo in cui avete lavato i pomodori, può avere una gran fame e poi ritrovarsi con lo stomaco chiuso. E, per quanto possa sembrare «esagerato», ne ha tutto il diritto. Non è una donna «noiosa», «fissata» né «ossessiva»: è solo una persona nella fase di maggior cambiamento della sua vita, fisico e mentale, che si ritrova ad affrontare sensazioni inaspettate e cerca, seppur maldestramente, di fare del suo meglio per lei e il suo bambino. Anziché giudicare, è forse ora di fare pace una volta per tutte con il fatto che noi donne, incinta o meno, non vi dobbiamo alcuna spiegazione.

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