Notizie / Attualità / Che cos’è il Migliaccio napoletano che addolcisce le tavole del Carnevale

Attualità

Che cos'è il Migliaccio napoletano che addolcisce le tavole del Carnevale

Un dolce dalla storia antica preparato ancora oggi secondo una tradizione che non disdegna le sperimentazioni

  • 15 Febbraio, 2025

È con la sua crema di semolinomorbida e insieme densa, compatta oltre che deliziosamente profumata – che s’annuncia sulle tavole in festa del Carnevale il migliaccio napoletano. Si tratta di un dolce assai antico che racchiude dentro di sé le straordinarie stratificazioni, anche culturali, di cui ci ha abituato la storia stessa della gastronomia. E che preparato ancor oggi come forma di devozione, nel rispetto cioè di quella cucina della nonna, si presta altresì a innovazioni che lasciano intravedere sviluppi futuri.

Il miglio e il sangue di maiale

Già il suo nome ci rimanda a un’epoca remota – quella ben precedente all’arrivo del mais dalle Americhe nel Cinquecento – quando il miglio rappresentava una straordinaria fonte di sostentamento specie per le popolazioni contadine. Fu celebre, ma anzitutto prezioso il ruolo svolto da questo cereale a favore della popolazione veneziana nel 1378 durante il lungo assedio da parte dei genovesi. In Campania, terra natale di questo dolce distintivo, la sua preparazione avveniva un tempo proprio con il miglio, in grado di crescere spontaneo anche su terreni incolti. Insieme, vi compariva un altro ingrediente da tempo ormai scomparso: quel sangue di maiale, alimento considerato completo oltreché nutriente dai contadini, che ricevette però un colpo mortale al suo utilizzo dal divieto imposto dalla Chiesa Cattolica che lo vedeva come un retaggio di tradizioni pagane.

Una variante povera della sfogliatella napoletana

Una torta di semolino con uova e ricotta (e profumata di scorza d’arancia e limone ma anche con cannella oppure di vaniglia): così ci appare oggi il migliaccio. Con quel gusto della farcia che ricorda quello di una crema vera e propria. E che grazie all’aggiunta della ricotta rimanda niente meno che alla sfogliatella. Basti pensare che nella Valle Caudina, tra le province di Avellino e Benevento, questo dolce del martedì grasso viene ancor oggi chiamato “sfogliata“.

Nella lentezza della preparazione, il suo segreto

Catello Di Maio, depositario della tradizione, lo prepara nella sua Cesto Bakery di Torre del Greco (NA) dopo aver custodito amorevolmente la ricetta che gli ha lasciato nonna Maria e che così ci presenta: «È un dolce dall’aspetto semplice e candido che per realizzarlo al meglio richiede un’ottima materia prima: dalla ricotta di pecora agli agrumi non trattati tipici dell’area vesuviana la cui scorza andrà lasciata bollire nel latte così da ritrovarne il profumo all’assaggio. Fondamentale per il buon esito è il procedimento: la crema del Migliaccio va cotta molto lentamente con un fuoco bassissimo per 45 minuti. Solo così si rivelerà vellutata e setosa. Il mio consiglio, se preparato a casa, è di aprire la porta del forno dopo i primi 25 minuti di cottura, lasciando uno spiffero proprio come faceva la nonna».

Un migliaccio al passo con i tempi

L’innovazione di questo dolce antico è oggi affidata anche alle mani di un pasticcere sensibile come Cesare Casoria di RO Cafè & Patisserie a Nola (NA) che sintetizza così la sua ricerca: «Un dolce tanto semplice come il migliaccio, senza effetti speciali, faticherebbe e non poco a trovare spazio nella vetrina di una pasticceria moderna, rischiando di finire nel dimenticatoio. E allora ho pensato di costruirgli intorno un involucro, una pasta frolla che realizzo con metodo “sabbiato”, partendo da del burro molto freddo, così da aumentarne friabilità e croccantezza. Credo di aver aggiunto in tal modo ciò che al Migliaccio mancava: un involucro stabile e sontuoso».

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE...

Corsi per Appassionati

Corsi per Professionisti

University

Master

© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007
Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma

Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: dpo@class.it

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

Made with love by Programmatic Advertising Ltd

© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati

La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

In edicola

No results available

Reset

No results available

Reset
Tipologia