Sul Pecorino non abbiamo capito una mazza. Storia di un vino che invecchia meglio di tanti rossi

6 Mag 2024, 15:55 | a cura di
Altro che beva immediata, il Pecorino marchigiano ha bisogno di tempo per raccontarci chi è. Una verticale storica mette in discussione tutte le (nostre) certezze

A metà degustazione vediamo facce perplesse. Un po’ è il caldo del Vinitaly, con i suoi ritmi serrati e frenetici, ma c’è dell’altro. E non ha che fare con la qualità dei vini che stiamo raccontando: una verticale di Pecorino marchigiano dal 2023 al 2008, 15 annate di 15 cantine del Piceno organizzata dal Consorzio di Tutela. Una parte dei produttori sta pensando a quante bottiglie sono rimaste in cantina di quel millesimo, pochissime, altri dichiarano apertamente di aver fatto errori d’interpretazione nel percorso di questa varietà. Nel gruppo dei secondi ci infiliamo anche noi giornalisti, che abbiamo nettamente sottovalutato la tenuta nel tempo e l’evoluzione del Pecorino marchigiano o abruzzese che sia. Una precisazione, se oggi siamo qui a dilettare del Pecorino lo dobbiamo a una persona: Guido Cocci Grifoni. Nel 1983 scopre delle marze piantate in un luogo assurdo per la viticoltura, a 1000 metri di quota dalle parti di Arquata del Tronto, borgo semi-abbandonato nelle ultime propaggini delle Marche verso il Lazio. Studia la varietà, la pianta e la valorizza, di fatto salvandola dall'estinzione. Oggi è una preziosa fonte di ricchezza per il territorio Piceno e per quello abruzzese (Cataldi Madonna ha avuto un ruolo cruciale nella sua comunicazione), dove mette seriamente in discussione la storica competizione Trebbiano-Montepulciano.

Maturo è meglio: una nuova vita per il Pecorino

Torniamo nel bicchiere, la differenza tra i vini più giovani, e quelli della prima maturità (almeno 5 anni di invecchiamento) è enorme. E la prima considerazione non è sugli aromi ma sul piano della consistenza. Il Pecorino marchigiano riesce ad abbinare succo, potenza e freschezza in registri spesso molto originali e difficili da schematizzare. Nella stessa bevuta riesce a essere ricco e opulento, e al contempo, vivo e grintoso. Una caratterisca che emerge con forza nel tempo, con vini che a volte sembrano partire molto voluminosi. E poi con l'evluzione te li ritrovi incredibilmente più snelli e scattanti.

Insomma, diventa davvero difficile annoiarsi. È anche lì dove legno e ciccia sembrano schiaccianti riesce comunque a trovare velocità e movimento sul palato. Parliamo di uno stile distintivo, con progressioni che più che sull'acidità sono giocate sul sapore, con note di frutta secca e spezie a rilanciarsi in evoluzioni molto sorprendenti. Dalla degustazione emerge che tanti produttori hanno cambiato più volte interpretazione in questi anni, proprio per questo carattere cangiante difficile da mettere a fuoco. Eppure, sul piano del rapporto qualità-prezzo si trovano alcune delle cose più interessanti a livello nazionale. E siamo convinti, anche in questo caso, che il potenziale d'invecchiamento sia superiore a molti vini rossi. E ancora troppo poco esplorato.

Pillole dalla verticale di Pecorino

Offida Pecorino Irata 2020 - Clara Marcelli

Uno stile molto personale, con un frutto aperto e maturo che anticipa una naturalezza gustativa avvincente. Note succose di mela e mandorla vibrano grazie a una sapidità perfettamente integrata. Goloso.

Falerio pecorino Onirocep 2016 - Pantaleone

Che slancio! L'annate esalta un profilo giocato su una tensione acida importante su cui costruisce un registro di spezie e fiori. Ha grinta agrumata e un palato teso e saporito, non è nemmeno a metà del suo percorso evolutivo. Impressiona.

Offida Pecorino 2013 - De Angelis

Ricco, pieno, muscoloso. Note di frutta secca, pesca e mandorla tostata anticipano un palato cremoso e ben disteso, grasso e appagante. Riesce a trovare un brio inaspettato, con un frutto morbido molto invitante. Da carni bianche ben speziate.

Offida Pecorino Io sono Gaia non sono Lucrezia 2012 - Le Caniette

Gaia ama le spezie: pepe bianco, canfora, anche zenzero. Poi arrivano le erbe officinali, la nota mentolata e una bocca che cambia in maniera repentina. Lascia a casa la linearità, si accende e riparte, con un'articolazione complessa e profonda.

Offida Pecorino Reve 2010 - Velenosi

Partenza carica di frutto e sensazioni tostate, con una punta di caramello salato e liquirizia. La bocca si conferma voluminosa, con toni di pesca e papaia e un legno molto ben integrato. Ha un punto d'equilibrio insolito, il finale è vivo, armonico e speziato.

Offida Pecorino Ciprea 2009 - Capecci 

Sensazioni di noci e mandorla, attacco timido. Il palato è altra musica: tagliente, con note invitanti di scorza di limone e sesamo, ma anche una piccantezza insolita e gustosa. Il finale è equilibrato, sapido e decisamente persistente. Che carattere!

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