Fermento chiamato Ferrari. Ecco 8 spumanti che raccontano come cambia l'icona del Metodo Classico

1 Mag 2024, 17:44 | a cura di
Casa Ferrari è in pieno cambiamento. Abbiamo assaggiato in anteprima le cuvée di punta, dal Giulio Ferrari 2015 a riedizioni da emozione

«Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». In Casa Ferrari risuonano le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo. In atto c'è una rimodulazione stilistica, come ci ha raccontato l'enologo francese Cyril Brun, nel solco di un storia produttiva importante. Per valutare i frutti del nuovo corso ci vorrà del tempo, ma già dal lavoro sulle liqueur e su alcuni dettagli si notano limature con il passato. E parliamo di un passato glorioso, i Lunelli sotto la direzione enologica di Ruben Larentis hanno scritto le pagine più belle del Trentodoc e del Metodo Classico italiano. Abbiamo studiato nuove e vecchie uscite, ecco i nostri assaggi.

Anteprima Ferrari: la degustazione

Perlé 2018 (sboccatura 2023)

Fresco, puro e armonico: Chardonnay in pieno stile Ferrari. La 2018 è un'annata molto promettente, rispetto alla passate edizioni il perlage sembra già più integrato: c'è un pizzico di polpa in più a dare avvolgenza. fragrante di lieviti, melone bianco e anice; finale balsamico e perfettamente disteso. Ah, come si lascia bere. Ottimo rapporto qualità/prezzo (33 euro in enoteca).

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2015 (Anteprima)

Un Giulio così goloso a poche settimane dalla sboccatura non lo ricordiamo. «Gourmand», ci dice Cyril. Il vigneto di Chardonnay a Maso Pianizza, 550 metri, ha una voce generosa di mela matura e succosa, talmente nitida che viene voglia di addentarla, poi un twist di cedro e zenzero; al palato incontra una dimensione più dura, per un contrasto netto che dà movimento ed esalta la beva. Largo, energico, di sorprendente lunghezza. Convince in pieno. Il dosaggio è salito a circa 5 grammi. Il Giulio, lo ricordiamo, non è stato prodotto nelle vendemmie 2013, 2014 e 2017.

Riserva Lunelli 2015 (sboccatura 2023)

Negli ultimi anni la Riserva Lunelli è migliorata tantissimo, rimettendo in discussione le gerarchie aziendali. Questa è una grande versione da mettere in cantina: sinfonia di spezie, mandorla e nocciola, pepe, la nota tostata del legno danza in una struttura completa e profonda. Modulazione raffinata, perlage particolarmente cremoso e ritmato. Il finale, potente e preciso, lascia intravedere un'evoluzione nel tempo portentosa.

Bevute analogiche

Quando si va indietro nel tempo ci vuole orecchio. «È un po' come con le macchine d'epoca, bisogna fare attenzione ai dettagli: il rumore del motore, la qualità dei materiali, della lavorazione. Ci vuole una certa attenzione», ricorda Marcello Lunelli, vicepresidente di Ferrari. Torniamo indietro negli anni con una serie di bevute analogiche, da vinile, poltrona e ritmo lento.

Riserva Lunelli 2009 (sboccatura 2017)

Quando l'avevamo assaggiata, per la Guida nel 2017, non avevamo ipotizzato un futuro di questo tipo. Sbagliavamo. L'evoluzione è lenta e graduale, le spezie sono penetrate in una struttura che si è alleggerita di peso e ha al contempo intensificato sapore e articolazione. Note sapide e burrose trovano il ritmo grazie a una carbonica ricamata e continua. L'abbinamento con il sontuoso piccione del giovane chef Edoardo Fumagalli (Ristorante Margon) è illegale.

Perlé Extra Brut RD 2006 (sboccatura 2023)

16 anni sui lieviti per alzare l’asticella. La base di partenza è incalzata da un corredo aromatico denso e importante. Si offre maturo su note tostate di brioche, albicocca e zafferano. È opulento e ricco, ma sul palato non trova mai del tutto il ritmo partita. In questo momento è l’immagine di un pinguino. Sulla terraferma.

Perlé Brut 2006 (sboccatura 2012)

Stessa annata, cambia il dosaggio e soprattutto l'affinamento: 5 anni sui lieviti, degorgiato 12 anni fa. Cambia tutto, ma proprio tutto.  Immaginiamo fettine di mette cotte nell'aceto, scorza di limone, pepe nero; al palato ha una dimensione piccante e golosa. Bello e imprevedibile, torniamo tre-quattro volte nel bicchiere: c'è anche un delicato registro amaro di grandissimo fascino. Wow. Ripensiamo a tutte quelle cuvée stappate ben prima di poter raccontare pienamente chi sono: ovvero la maggioranza.

Perlé Rosé 2004 (sboccatura 2021)

Sosta sui lieviti prolungata, evoluzione meno brillante. Il vino è ancora integro ma il registro è piuttosto lineare e snello. Profumi di nocciola, fiori secchi e liquirizia. Ha energia e trama cremosa, ma chiude un filo compresso su toni di mandorla tostata e melograno.

Giulio Ferrari Edizione Limitata 2002 (sboccatura 2021)

Clic. Prima di buttare giù due note, solleviamo un’espressione colorita. Tutto è in perfetta sintonia: il fumé che ricorda la torba, la nota grassa del burro di montagna, miele di corbezzolo, tartufo bianco, nocciola. A spingere c'è un soffio iodato che si ravviva e si placa. Come in certi Whisky di Islay. La bocca è travolgente, prima lenta e poi impetuosa, ancora molto fresca e tagliente: un mondo da sorseggiare lentamente. Pura bellezza di montagna in una delle annate più gelide degli ultimi decenni. A livello nazionale non ha eguali, sul piano internazionale se la gioca con tutti.

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