"Siamo all’altezza. Beviamo con grande piacere, anche da sole". Il video di protesta di un gruppo di donne del vino contro il Tg2 Post

24 Apr 2024, 08:21 | a cura di
Le donne non bevono per darsi un tono, lo fanno perché amano il vino senza rendere conto a nessuno. In un video tante donne prendono posizione contro le dichiarazioni di Antonella Boralevi e di Alessandro Scorsone

Alle dichiarazioni di Antonella Boralevi e di Alessandro Scorsone fatte durante la puntata di Tg2 Post intitolata “Made in Italy in bottiglia” tante vignaiole, sommelier, giornaliste enogastronomiche e appassionate di vino, rispondono con un video pubblicato sui social. Tra queste figurano Arianna Occhipinti, Elena Pantaleoni (La Stoppa), Laura Violino (A’Vita), Matilde Poggi (Le Fraghe) e Valeria Bochi (La Distesa). Una lettera digitale inviata dalle donne del vino che non soltanto vogliono smentire e prendere le distanze da quanto affermato durante la trasmissione, ma affermare un punto di vista condiviso che riguarda il vino in rapporto all’universo femminile.

Le donne (non) bevono per darsi un tono

Il video si apre sulle pesanti parole di Boralevi: «Le donne bevono per darsi un tono». Dopo un rapido rewind la frase viene evidenziata rallentando i fotogrammi e facendo scandire alla voce, artificialmente rallentata, le parole pronunciate, sottolineando la gravità di quanto affermato. Seguono, una dopo l’altra, i volti di tutte le donne che armate di un calice di vino si passano tra loro il bicchiere. Unite dall’atto di degustazione, dalla comune passione per il vino, ma anche da un pensiero condiviso che viene espresso con frasi in sovraimpressione.

Un manifesto del bere femminile

«Se ci sono donne che si sentono inadeguate non è certo per una loro caratteristica genetica o per un sentimento innato che va compensato con il fumo o col vino, ma per una chiara e inequivocabile responsabilità sociale e sistemica. Parliamo di questo». Sul dove, quando e con chi bere, aggiungono: «Le donne hanno diritto e la piena libertà di impegnare il proprio tempo e il loro spazio, consapevolmente, con ciò che vogliono. Vino incluso. E possono farlo anche da sole».

Il video risponde anche alle parole pronunciate dal sommelier Alessandro Scorsone secondo cui «alle donne piace sempre quando gli viene servito un calice di vino», diventa «un mezzo per conquistarla». Dura la replica delle donne protagoniste del video: «Se le donne producono, consumano, raccontano, vendono, bevono il vino è perché a loro piace, perché lo sanno fare bene e perché hanno il diritto di scegliere come quando e con chi stappare una bottiglia. Il perché una donna provi attrazione e verso chi sono affari suoi. Punto».

Non manca un ammonimento alla trasmissione (e a quelle future) che ha trattato il tema in modo superficiale. «Se il servizio pubblico vuole organizzare un dibattito serio e utile su “donne e vino” inizi con l’invitare donne che lo conoscono davvero, quelle che lo producono, lo vendono, lo raccontano. Magari garantendo un panel equilibrato in termini di genere». A fine video, ultimo punto di questo manifesto digitale, è un’esortazione e un ultimo, ironico, commento alla Boralevi. «Siamo all’altezza. Sempre. Beviamo con grande piacere, anche da sole».

La parola all'ideatrice

«Dopo aver visto il video di Boralevi, ho sentito il bisogno di parlarne», racconta Annamaria Punzo, ideatrice del progetto. «Insieme ad altre amiche e professioniste abbiamo risposto attraverso il gesto della degustazione un modo per prendere posizione senza voler essere aggressive. Tutte facciamo il gesto di bere da sole, ma “passiamo” il calice per sconfinare da quello detto dalla Boralevi. All’inizio l’idea è stata accolta dalle sommelier, ma è subito esploso tra le produttrici. Abbiamo deciso di allungare i tempi del filmato e Andrea Mignolo, regista e amico, si è messo a completa disposizione per realizzarlo. Un progetto fatto nel giro di due giorni e firmato da tutte. I titoli di coda con i nomi delle partecipanti danno l’idea di una operazioni collettiva a cui tutte hanno accettato di partecipare e metterci la faccia. Una presa di posizione contro un tipo di comunicazione sbagliata», spiega. «L’esigenza era quella di prendere posizione in maniera elegante, senza aggredire, ma dire chiaramente che non condividevamo quanto affermato. Io e Valeria Bochi vorremmo creare un movimento collettivo. Per ora ci stiamo confrontando e discutendo sui possibili sviluppi che si potrebbero avere. Dobbiamo ancora capire come sviluppare il tutto, ma per ora posso dire che c’è la volontà di continuare».

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