Cambiamento climatico. Vitigni autoctoni e ricerca scientifica possono essere una soluzione?

21 Set 2017, 15:00 | a cura di

Il progressivo cambiamento climatico รจ un dato di fatto con cui inevitabilmente dobbiamo fare i conti? Ne parliamo con Attilio Scienza, Professore Ordinario di Viticoltura presso l'Universitร  degli Studi di Milano.

Negli ultimi decenni si รจ registrato non solo un innalzamento delle temperature medie, ma anche un incremento di fenomeni meteorologici estremi: primavere precoci, gelate tardive, estati fredde e piovose o al contrario molto calde e siccitose, violenti temporali estivi con piogge intense e grandine. Una serie di eventi che sta mettendo a dura prova la viticoltura. Lโ€™annata 2017 รจ un esempio paradigmatico di questa situazione, cosi come lo sono state, per caratteristiche opposte, la 2014 e la 2015.

Ne parliamo con Attilio Scienza, Professore Ordinario di Viticoltura presso l'Universitร  degli Studi di Milano, cercando di fare il punto della situazione e di comprendere se i vitigni autoctoni stanno dimostrando una miglior capacitร  di adattamento al nuovo scenario climatico.

Parliamo di cambiamento climatico: quali sono le responsabilitร  dell'uomo e quali le possibilitร  di intervento?

Il contributo dellโ€™uomo nel cambiamento climatico su scala globale รจ oggetto di discussioni molto spesso ideologiche. Se le modifiche ai valori della CO2 possono essere in parte attribuite alle attivitร  umane e quindi essere oggetto di modellizzazioni per prevederne le conseguenze sugli incrementi delle temperature, queste sono inefficaci per la stima delle precipitazioni che hanno andamenti imprevedibili. Quindi in futuro il problema sarร  soprattutto legato alla disponibilitร  dโ€™acqua sia nellโ€™entitร , che nella distribuzione delle piogge.

Le situazioni climatiche estreme stanno mettendo a dura prova la viticoltura. รˆ colpa solo del clima o anche dellโ€™uomo, che non sempre ha scelto i vitigni piรน adatti alle caratteristiche pedoclimatiche dei vari territori?

La storia della viticoltura europea รจ una storia di adattamento ai cambiamenti climatici che si sono susseguiti fin dagli albori della nascita dellโ€™agricoltura. Per correttezza metodologica perรฒ, come afferma Luigi Mariani (agronomo, ricercatore e docente di Agronomia, ndr), โ€œnon รจ possibile andare oltre al dato scientifico e passare disinvoltamente dallโ€™analisi dei fatti a previsioni e modelli dai contenuti piรน ideologici che scientifici. La storia della terra insegna che la ciclicitร  rappresenta una costante cosmologica, tesi che gli 'esperti' rifiutano in nome di una visione lineare e progressiva del tutto discutibileโ€. Dโ€™altro canto lโ€™atteggiamento dellโ€™opinione pubblica รจ oggi orientato piรน alla rimozione di quella piccola responsabilitร  che รจ imputabile alle attivitร  umane, che non nella soluzione del problema.

Allora, cercando un approccio meno ideologico?

Quello che conta รจ che lโ€™accelerazione del riscaldamento รจ evidente e quindi bisogna trovare delle soluzioni per mitigarne gli effetti. La lotta del viticoltore contro la โ€œdittatura del climaโ€ in ogni tempo si รจ sviluppata nelle fasi iniziali con la delocalizzazione della coltivazione delle vite, come ad esempio รจ avvenuto con la scomparsa della viticoltura dalle vallate alpine e dalle regioni del Nord Europa dopo lโ€™optimum climatico medievale (periodo di inusuale clima caldo, ndr). Il cambiamento varietale ha dato il maggior contributo adattativo, con la scelta di varietร  capaci di superare le crisi climatiche, spesso portando vitigni da altre zone.

Ci faccia qualche esempio.

Lโ€™introduzione dello chardonnay e del gouais in Champagne in sostituzione del pinot nero e di altre varietร  originarie, รจ avvenuta durante la โ€œpiccola glaciazioneโ€œ dal XIV al XVIII sec. Cosรฌ nel Veneto molte varietร  tardive furono abbandonate in occasione della grande gelata del 1709 e alla ripresa delle condizioni climatiche favorevoli, la forte richiesta di vino favorรฌ la coltivazione dei vitigni piรน produttivi a discapito di quelli piรน qualitativi. La storia si ripete, come si puรฒ notare nella Heathcote australiana, dove al posto dei vitigni provenienti dalle regioni continentali europee, si stanno introducendo varietร  dellโ€™Italia centro meridionale, quali il montepulciano, il nero dโ€™Avola, il sagrantino e lโ€™aglianico.

รˆ solo questione di scelta di varietร  idonee?

No. Anche le scelte di tecnica colturale come lโ€™adozione di forme dโ€™allevamento con diversa architettura dellโ€™apparato fogliare o le sistemazioni dei suoli piรน favorevoli allโ€™intercettazione dellโ€™energia solare, che hanno modellato rive di fiumi e laghi europei, hanno offerto contributi importanti, anche se non decisivi nel contrastare degli effetti negativi del clima.

รˆ possibile dare un profilo alle crisi climatiche in Italia?

Se in passato le crisi climatiche erano soprattutto caratterizzate dalle basse temperature nel periodo invernale e da ridotte disponibilitร  energetiche durante il periodo vegetativo, quelle attuali si manifestano con eccessi termici, alte radiazioni UV-B e disponibilitร  idriche irregolari e imprevedibili.

Quali sono le conseguenze delle attuali crisi climatiche?

Le conseguenze sulla fisiologia della vite sono molto evidenti come dimostrano gli effetti della carenza idrica (la riduzione della piovositร  negli ultimi 100 anni รจ stata del 5% con una maggiore concentrazione in alcuni periodi), lo sfasamento delle fasi fenologiche (anticipazione dei tempi di vendemmia, ma soprattutto per i processi di accumulo che avvengono in coincidenza di temperature elevate), gli effetti ossidativi sullโ€™attivitร  fotosintetica, lโ€™alterata sintesi dei composti secondari (polifenoli e aromi) che sono alla base della qualitร  del vino. Non trascurabili sono anche le interazioni con il ciclo dei parassiti animali e vegetali e con le caratteristiche fisico-chimiche e microbiologiche del suolo, spesso sottovalutate. Questo renderร  sempre piรน difficile una gestione dei vigneti con un regime biologico.

Se guardiamo allโ€™Italia, quali sono i vitigni piรน danneggiati dal cambiamento climatico?

I vitigni precoci (in genere provenienti da ambienti piรน freddi dโ€™Europa e dalle viticolture atlantiche) e le uve destinate alla produzione di basi spumante, modelli viticoli che sono stati introdotti in Italia in un periodo climatico abbastanza freddo e per soddisfare esigenze del mercato. La viticoltura centro meridionale ha per diversi motivi selezionato vitigni piรน tardivi e quindi meno soggetti ai fenomeni di anticipazione fenologica.

I vitigni autoctoni, che si sono sviluppati attraverso secoli dโ€™interazione con un territorio, possono avere una maggiore resistenza naturale a situazioni climatiche difficili?

Non si puรฒ parlare di acquisizioni di resistenza in conseguenza dellโ€™esposizione della vite a condizioni climatiche sfavorevoli, come nel caso dellโ€™uomo con le vaccinazioni nei confronti di una malattia, piuttosto di valorizzazione da parte dellโ€™uomo - selezionatore, del risultato di mutazioni spontanee che si sono accumulate nelle varietร  nel corso delle generazioni e che si sono manifestate in occasione di fenomeni climatici estremi, o per effetto delle manifestazioni epigenetiche ereditarie piรน frequenti nella vite sottoposta a stress.

Rientrano in questo campo anche gli incroci spontanei?

Anche loro hanno avuto un ruolo importante, soprattutto nei casi dโ€™introgressione genica tra individui provenienti da zone geograficamente molto lontane (vedi lโ€™incontro di viti paradomesticate dellโ€™Europa continentale con varietร  provenienti dallโ€™Est in epoca medioevale). Anche in questo caso lโ€™uomo ha avuto un ruolo decisivo nella selezione degli individui con migliori doti di adattamento, ma si rivela fondamentale nella scelta varietale la cultura di quelle popolazioni, in funzione del tipo di vino da ottenere.

Si puรฒ dire sia un fenomeno abbastanza recente...

Sรฌ: in passato la circolazione varietale era molto piรน limitata che non ora, un vitigno selezionato in un luogo generalmente non veniva spostato altrove anche perchรฉ il rapporto con il territorio di appartenenza era allora molto stretto ed era inconcepibile che si potesse modificare con lo spostamento del vitigno. I vitigni hanno iniziato a diventare internazionali (vedi cabernet, merlot, pinot, chardonnay, etc) con la ricostruzione postfillosserica e con la Francia assurta a nazione guida in Europa nellโ€™800.

Si puรฒ ipotizzare anche una โ€œmemoria geneticaโ€ nel DNA dei vitigni autoctoni, che li possa aiutare a sopravvivere alle avversitร  climatiche?

Ogni individuo vivente ha una memoria genetica rappresentata dalle modifiche che il suo DNA ha subito con lโ€™incrocio e con le mutazioni. I principi dellโ€™evoluzionismo darwiniano ci insegnano che in natura la selezione degli individui avviene in funzione del grado di adattamento che quellโ€™organismo ha nei confronti delle caratteristiche ambientali, per effetto del suo patrimonio genetico. Chi non riesce a superare queste difficoltร , viene eliminato e si riproduce solo chi ha un elevato grado di adattamento.

Entrando nello specifico della vite.

La vite รจ una liana che ha evoluto il suo DNA in condizioni estreme, a partire dallโ€™Eocene (circa 50 milioni di anni fa), ma le origini dei suoi taxa piรน primitivi sono molto piรน lontane. Ha superato i rigori delle glaciazioni del Quaternario cosรฌ come ha resistito ai lunghi periodi di caldo e siccitร  delle regioni equatoriali. Questo gli ha consentito di accumulare nel suo DNA numerosi geni di resistenza, che sono attualmente inespressi perchรฉ la selezione antropica si รจ orientata verso caratteri morfologici interessanti per la produzione e la qualitร , rinunciando a scelte piรน drastiche nei confronti di caratteristiche adattative migliori nei confronti dellโ€™ambiente perchรฉ con la domesticazione e le tecniche ha in un certo senso protetto queste piante da eventi climatici estremi.

Secondo questo ragionamento, รจ inutile parlare di vini naturali.

Direi di sรฌ: naturale รจ solo ciรฒ che รจ spontaneo. I nostri vitigni sono come degli iceberg di cui vediamo solo la punta, quale espressione dei processi di selezione avvenuti in un preciso momento climatico, ma che nascondono in virtรน delle loro elevata eterozigosi, un numero enorme di geni inespressi che sono portatori di caratteri di resistenza non solo alle condizioni climatiche piรน sfavorevoli ma anche alle malattie crittogamiche.

Questi geni inespressi possono essere una grande risorsa per la ricerca scientifica?

La biomimetica puรฒ a questo proposito rivelarsi uno strumento diagnostico formidabile di conoscenza per comprendere come attraverso i processi evolutivi, che sono alla base dei nostri vitigni, si siano formati quei geni nelle diverse varietร , necessari per sviluppare programmi di miglioramento genetico, per la creazione tramite lโ€™incrocio di vitigni e portinnesti adattati ai climi caldi e siccitosi, utilizzando specie e varietร  provenienti da ambienti meridionali.

Ci sono giร  dei risultati tangibili in tal senso?

Sรฌ e sono molto promettenti, come dimostrano alcune varietร  ottenute in California e nel sud della Francia a partire dagli anni โ€™50, incrociando vitigni meridionali con vitigni atlantici, ma allora lo scopo dei selezionatori non era quello di trovare vitigni meglio adattati al cambiamento climatico, ma piuttosto di creare delle varietร  con un profilo qualitativo piรน vicino ai gusti del consumatore di allora, molto attratto dal modello sensoriale francese.

Spostandoci dal piano qualitativo a quello della resistenza (alle malattie crittogamiche e alle condizioni climatiche sfavorevoli)?

Per poter far esprimere questi geni che sono nascosti nel DNA sono necessari interventi di miglioramento genetico. Le applicazioni delle scienze โ€œomicheโ€ (classe di discipline legate alla biologia molecolare e alla genetica, ndr) consentono di ottenere nuovi genotipi (vitigni e portinnesti) piรน performanti in tempi piรน ridotti rispetto al passato, non solo nei confronti della resistenza alle malattie crittogamiche ma anche per il controllo degli stress abiotici. Lโ€™impatto degli effetti che il cambiamento climatico avrร  sulle tecniche produttive e sui comportamenti del consumatore, sarร  paragonabile a quello che รจ avvenuto 150 anni fa con lโ€™arrivo della fillossera. Allora la salvezza della viticoltura europea passรฒ attraverso i risultati del miglioramento genetico. Ci aspetta quindi da parte della ricerca ma soprattutto dei produttori, una vera rivoluzione culturale sulla quale possiamo riflettere senza pregiudizi per trovare una risposta convincente a tutti i dubbi che ci poniamo quotidianamente e che rimangono talvolta irrisolti.

Il caso fillossera ha creato un precedente, anche per quel che riguarda le ipotetiche soluzioni?

Certo, infatti si sta rivelando determinante anche il contributo del portinnesto nelle sue interazioni con il suolo. Ricerche recenti hanno individuato nelle radici il โ€cervelloโ€œ della vite. Il portinnesto con la sua capacitร  di superare gli stress legati soprattutto alla mancanza dโ€™acqua, contribuisce per oltre il 40% ai risultati produttivi di un vigneto.

Quali sono i portainnesti piรน idonei ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici?

Sono quelli che riescono a sviluppare un apparato radicale a due strati, uno piรน superficiale con funzioni trofiche e uno profondo maggiormente efficiente nellโ€™assorbimento dellโ€™acqua in profonditร . Lโ€™opportunitร  di sviluppare nuovi portinnesti per la viticoltura italiana รจ stata evidenziata dal successo della sperimentazione che ha portato alla creazione e omologazione dei portinnesti della serie M da parte dellโ€™Universitร  di Milano e diffusi dalla societร  Winegraft attraverso i vivai VCR. I nuovi portinnesti presentano una elevata tolleranza agli stress osmotici (carenza idrica ed eccesso di sale nel terreno, un'altra grave e spesso sottovalutata conseguenza del riscaldamento climatico), un fabbisogno di elementi minerali ridotto (potassio in particolare, il cui eccesso nella vite รจ alla base dello squilibrio acido-base dei mosti), consentendo quindi produzioni di qualitร  con un basso impatto ambientale e con minori costi di produzione .

Il futuro รจ quindi in un maggior rispetto per la storia di ogni territorio, con lโ€™intento di privilegiare la coltivazione dei vitigni autoctoni?

Il rischio รจ che con la delocalizzazione della viticoltura, i vitigni autoctoni inadatti al superamento del cambio climatico, saranno i primi a farne le spese e lโ€™attenzione del produttore e del consumatore si concentreranno su pochi vitigni dotati di grande plasticitร  nei confronti dellโ€™ambiente. Questo provocherร  una grande erosione genetica, analogamente a quanto era successo in passato, in casi simili (vedi piccola glaciazione), solo con il miglioramento genetico possiamo contrastare questo processo, creando una nuova generazione di vitigni โ€œautoctoniโ€ partendo dalla semantica della parola autoctono, che significa โ€œdi quel luogoโ€. Cosรฌ sono nati i nostri 1000 vitigni antichi italiani.

Non crede che potrebbe essere anche una carta vincente a livello dโ€™identitร  e riconoscibilitร  del vino italiano nel mondo? In fondo le nostre eccellenze nascono da questa visione produttiva legata alla tradizione.

โ€œLa storia non รจ altro che il presente che prende coscienza del passatoโ€œ. Lo scriveva Jean-Paul Sartre. Lโ€™Italia รจ in preda a un incantesimo ideologico che esalta il passato dal quale siamo fortunatamente usciti grazie alla sofferenza e al lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto. Si vuol far credere che si possa costruire una prospettiva economica alla nostra viticoltura sulla nostalgia e sullโ€™esoterismo. La tradizione perchรฉ sia fonte di progresso deve essere costantemente tradita, con un โ€œtradimento fedeleโ€, che mantenga ciรฒ che รจ valido ma che abbandoni ciรฒ che impedisce di migliorare le nostre condizioni di produzione e di sviluppo. La ricchezza di un Paese e il suo benessere dipendono da molte circostanze ma due sono imprescindibili: la libertร  individuale e lo sviluppo scientifico. Investire nella scienza e scommettere sullโ€™innovazione, significa pensare per il futuro.

Qual รจ il futuro auspicabile?

Il futuro รจ il miglioramento genetico e lโ€™applicazione della space economy. Vannevar Bush, un maestro del pensiero scientifico occidentale, pubblicรฒ nel 1945, allโ€™uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, il โ€œManifesto per la rinascita di una nazioneโ€, con questo sottotitolo: โ€œLa scienza puรฒ contribuire al benessere della nazione solo allโ€™interno di un lavoro di squadra. Ma senza il progresso scientifico nessun risultato in altre direzioni, per quanto grande, potrร  mai assicurarci la salute, la prosperitร  e la sicurezza necessarie a una nazione del mondo modernoโ€.

Un messaggio da condividere per dare nuovo impulso alla ricerca viti-enologica italiana, per trasformare tutti assieme, un problema in unโ€™opportunitร . I vitigni ottenuti per incrocio rappresentano i nuovi vitigni autoctoni del futuro, sono il risultato degli stessi processi selettivi fatti migliaia di anni fa, le differenze sono rappresentate dalla diversa consapevolezza degli uomini nei confronti della realtร  che ci circonda e dagli strumenti per ottenerli. Purtroppo il grande impedimento allโ€™innovazione e al progresso sono i vincoli imposti della norme delle Denominazioni che rappresentano una corazza invalicabile al cambiamento.

a cura di Alessio Turazza

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