Viaggio a Città del Capo. Un Nuovo Mondo del vino da scoprire

27 Dic 2016, 11:30 | a cura di

Prima volta del Gambero Rosso in Sud Africa: tra degustazioni di varietà autoctone, visite alle tante cantine italiane e premiazione dei migliori ristoranti della capitale legislativa, si chiude il Worldtour 2016 del Gambero Rosso. Si riparte a gennaio

Qualche anno fa sarebbe stato impensabile anche solo ipotizzare un evento con 65 cantine italiane nella capitale legislativa del Sud Africa. L’evento di Città del Capo, il primo per il Gambero Rosso sul continente africano, è il segnale di una geografia dell’export enologico in continua evoluzione. Mercati come quello della stessa Rainbow Nation, ma anche quello nigeriano, hanno conosciuto uno sviluppo significativo dei consumi nell’ultimo decennio. Come prima tappa del Roadshow è stata scelta la culla del vino sudafricano, a ridosso dell’oceano e a pochi chilometri dalle principali zone viticole del Paese, da Stellenbosch a Costantia.

L’evento si è svolto al The Lookout lungo il V&A Waterfront di Città del Capo, il 1 di dicembre, e ha visto la presenza di 500 persone. Buono il livello medio di conoscenza mostrato e grande interesse per le nostre varietà, spesso coltivate con esiti molto interessanti. “Coltiviamo sangiovese e nebbiolo dal 1999. Dopo una serie di studi abbiamo iniziato a vinificare dal 2006 e abbiamo trovato uno stile che valorizza uve e il nostro territorio a ridosso della montagna di Helderberg, nel cuore di Stellenbosch”, commenta l’enologo Henri Kotzé. “E devo ammettere” aggiunge “che la qualità media di tutti vini italiani proposti all’evento è davvero impressionante, non abbiamo mai avuto degustazioni come questa”. Oltre agli operatori, tantissimi i produttori sudafricani accorsi alla degustazione per un confronto con i colleghi italiani in un clima particolarmente disteso e stimolante.

 

Giro di cantine

Nei giorni successivi all’evento, lo scambio culturale tra Vecchio e Nuovo Mondo viticolo è stato portato a un nuovo livello: oltre 20 produttori italiani sono stati accompagnati dai degustatori del Gambero Rosso e del corrispettivo locale, ovvero la guida Platter grazie alla nota giornalista Winifred Bowman, in alcune delle migliori cantine sudafricane. Tra le tappe, Groot Costantia, la prima azienda del Sud Africa fondata nel 1685, tanto per ricordare quanto l’epiteto di Nuovo Mondo non sia esattamente così centrato quando si parla di vino in Sud Africa. Tra gli assaggi anche il Grand Costance, vino dolce da uve moscato bianco e rosso, celebrato anche da Napoleone. E poi approfondimenti e diverse orizzontali con i vini che hanno strappato i punteggi più alti nella guida locale sia per quanto riguarda lo chenin blanc sia il pinotage, senza dubbio le due varietà che più hanno da raccontare come identità, carattere e diversità di stile. “Il pinotage è un’uva difficilissima da trattare per le sue curve di maturazione, ma sa esprimere tantissimo le varietà di terreno. Vengo spesso in Italia e sono assolutamente convinto che alcuni distretti toscani possono essere una seconda patria per il pinotage”, ci rivela il presidente della South African Pinotage Asociation, De Wet Viljoen, enologo alla Neethlignshof.

 

Viticoltori italiani in Sud Africa

Meritano un capitolo a parte i nostri connazionali che stanno producendo vino, ma non solo, con ottimi risultati in Sud Africa. Tra le nuove realtà conosciute Idiom, come numerose aziende visitate anche qui i risultati migliori arrivano più dai vini cosiddetti base che dalle riserve. La famiglia Bottega si è trasferita in Sud Africa negli anni ’60 e oggi hanno una splendida cantina a Stellenbosch appena rifatta con un ristorante di cucina italiana in cima a una collina che guarda la baia. Una splendida struttura e un progetto ambizioso: “Vogliamo proporre diverse cucine regionali italiane da abbinare non solo ai nostri vini ma anche alle etichette che importiamo attraverso la società Vinotria”, commenta Roberto Bottega che insieme a Pedro Estrada Belli importa oltre 250 vini italiani, il mercato si concentra molto intorno a Johannesburg, ma si sta espandendo grazie anche ai tanti ristoranti italiani: “C’è tantissimo lavoro da fare per comunicare il nostro patrimonio di varietà ma siamo sicuri che avremo ottimi ritorni”, chiosa.

Lasciato un panorama da brivido, rinfrescato dal vento fresco che soffia dall’Antartico e ci spostiamo in un’altra realtà italo-sud africana: Dalla Cia, fondata da Giorgio dalla Cia sempre a Stellenbosch. Friulano, è stato prima enologo per la Meerlust per poi fondare la sua azienda che è diventata famosa soprattutto per la grappa. “Produciamo 90 litri di grappa al giorno, qui le vinacce le buttano via. Abbiamo preso una grande distilleria e abbiamo applicato criteri qualitativi”, ci racconta nella sua osteria Pane&Vino, adiacente alla distilleria.

Chiudiamo con la storia di Giulio Bertand, imprenditore tessile di Biella che si è trasferito in Sud Africa a metà degli anni ’90. “Avevo bisogno di un buon olio per condirmi l’insalata e un buon vino per i miei pasti, così ho deciso di iniziare la produzione chiamando i migliori tecnici che potevo per coronare il mio sogno”, commenta Giulio. La sua selezione di oli, che poggia principalmente su cultivar italiane, è di livello mondiale, così come il livello di vino: su tutti un rosato da uve sangiovese, Caruso: elegantissimo, calibrato, con un finale di gran classe.

 

Cape Town, i ristoranti premiati

Anche in Sud Africa prosegue il lavoro di selezione delle migliori cucine italiane per la guida Top Italian Restaurants. Durante l’evento, come miglior ristorante a Città del Capo è stato premiato 95 Keerom, uno dei tanti locali di Giorgio Nava, autentico pioniere della cucina italiana nel Paese. È partito per una battuta di caccia al tonno, si è innamorato del Sud Africa – difficile dargli torto - non è più andato via.

Sono arrivato a Cape Town nel 1999, ho aperto il mio primo 95 Keerom, poi diversi locali Carne, dove propongo le carni del mio allevamento nel centro del Paese dove ho 24.000 ettari di terreno con animali allo stato brado. Ho importato la razza romagnola e propongo carni locali come l’antilope”, racconta Giorgio. “La cucina italiana piace tantissimo, stiamo cerando di pulirla rispetto alle tante salse, stracotture e spezie alla quale sono più abituati. Una proposta più semplice, fresca, con un ottimo olio d’oliva, cotture delicate e porzioni giuste per assaggiare più piatti”. Nel suo Carne valorizza tutte le parti della bestia, 26 tagli, e anche il suo 95 Morgenster, la cantina di Giulio Bertand, offre una cucina di altissimo profilo, precisa negli accostamenti, di prodotto, di grande freschezza.

Come trattoria di Città Capo premiata invece Magica Roma, il locale di Franco Zezia ed Ezio de Biagi nel quartiere Pinelands, una “dry zone”, dove la vendita di alcolici al dettaglio è ancora vietata. Il ristorante, aperto nel 1988, conserva un’atmosfera genuina, con Franco ed Ezio – in Sud Africa dagli anni ’70 - a girare tra i tavoli per consigliare i piatti del giorno. Menu molto ampio, anche troppo, che include anche la pizza, per una proposta solida e affidabile.

(link alla video intervista).

 

95 Keerom | St, Cape Town City Centre |Cape Town 8000| http://95keerom.com |

Magica Roma | Central Building 8 | Central Square | Pinelands | Cape Town 7405 |

 

 

a cura di Lorenzo Ruggeri

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