Zurigo

27 Mar 2017, 08:50 | a cura di

Nella città elvetica è nato il primo ristorante al buio e il primo ristorante vegetariano al mondo.

Nature, General View  © Zürich Tourism ph Fabian Scheffold

 

Chi di Zurigo avesse l'idea di un luogo tranquillo, imperturbabile e statico, dovrebbe chiedersi com'è che uno dei movimenti più stravaganti del XX secolo, conosciuto come Dadaismo, sia nato proprio qui, lungo la foce del fiume Limmat.

D'altronde, da queste parti il fermento artistico ha sempre trovato il suo habitat naturale. Non si dimentichi che, durante la Prima Guerra Mondiale, questa città elvetica fu il ritrovo di esuli e intellettuali internazionali. E lo scorso anno – proprio nel centenario della nascita del Dadaismo – ha ospitato Manifesta 11, una delle più originali biennali “nomadi” di arte contemporanea europea.

Probabilmente è la contraddizione - la sovrapposizione degli opposti - a generare una maggiore dose di originalità e anticonformismo. Si pensi, ad esempio, che proprio qui è nato il primo museo di arte digitale in Europa – MuDa - inaugurato lo scorso anno, grazie ad un'iniziativa di crowdfunding: un crocevia tra tecnologia e creatività, che ancora una volta fanno di Zurigo una delle città più all'avanguardia del Vecchio Continente.

E il fermento creativo si riversa anche in campo culinario, portando, ad esempio, alla nascita, nel 1999 del primo ristorante al buio al mondo, il Blindekuh, dove ciechi e ipovedenti servono prelibatezze nell'oscurità. Neanche a dirlo, l'esperienza sensoriale è totalizzante: una rivincita di tutti gli altri sensi su quello della vista. Altre originalità di questa città? Sempre qui è nato il primo ristorante vegetariano del mondo, tanto da essere citato nel Guinness dei primati.
 

Hiltl, Blumen Kraemer, Pflanzenbar, kmu-fotografie.ch

Era il 1898 e Ambrosius Hiltl, vegetariano per motivi di salute, decise di inaugurare il suo Hiltl, quasi come una scommessa. Senz'altro un azzardo imprenditoriale, se si pensa che la clientela vi andava in incognito, entrando da una porta secondaria, perché a quel tempo rinunciare alla carne non era una scelta etica, ma equivaleva ad un'ammissione di povertà. Oggi il locale esiste ancora, così come la porta sul retro, ma i clienti, ormai liberi da pregiudizi di sorta, preferiscono entrare da quella principale.

 

 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram