Vitigni diversi, annate diverse, ma soprattutto una distanza abissale dalle vigne, circa 1500 chilometri. Eppure, i due vini rari che vi presentiamo questa settimana hanno qualcosa che li lega. Il filo rosso che li tiene uniti è prima di tutto l’altitudine: sono due vini di montagna, uno nasce ad Appiano nelle Dolomiti, l’altro sull’Etna dove, nonostante si trovi all’estremo sud europeo vanta un microclima dove la viticoltura arriva a essere praticata a oltre 700 metri. Ma non è la sola cosa che ravvicina i due rossi. Entrambi sono vini complessi, persistenti, sfaccettati, ma estremamente fini, elegantissimi, dalla beva scorrevole e appagante e dallo sviluppo verticale.
Il merito va senza dubbio ai due territori che generano i rossi (una selezione rigorosa di uve da parcella di due ettari uno, qualche filare di nerello mascalese per l’altro), ma e soprattutto alle persone che hanno saputo esaltare al meglio le caratteristiche varietali, riuscendo a trovare una finezza e una leggiadria da manuale. Sono due enologi, due grandi tecnici, entrambi profondamente rispettosi di ciò che la natura offre e, per questo, capaci di riportare l’essenza della natura stessa dentro il bicchiere.