La Calabria vanta uno dei più ampi patrimoni ampelografici del mondo, gli studi più recenti, dopo averne esaminati almeno il doppio, escludendo quindi le sinonimie e i profili identici, ne hanno contate circa duecento. Ma ad esaminare la storia ampelografica della Calabria, non è difficile che possa vantare anche un altro primato, la regione italiana dove è stato prodotto il primo vino dolce, adesso diremmo da meditazione, d'Italia.
Fu grazie alla colonizzazione greca iniziata tra l'VIII e il VI secolo a.C. che insieme ai loro vitigni, basti pensare a quelli che ancor oggi si chiamano greco o grecanico, introdussero anche l'allevamento ad alberello, l'uso dei vasi vinari e produzione e il consumo dei vini ottenuti da uve appassite, che reggevano meglio la navigazione. Questo spiegherebbe perché la tradizione di produrre vini dolci, non solo si perde nella notte dei tempi, ma è diffusa un po' in tutta la regione con diversi vitigni e soprattutto metodi, a volte ancora ancestrali.
Così ad esempio a Bianco nella locride ci siamo imbattuti, in vini da meditazione ottenuti per appassimento, ma anche per ossidazione, da due vitigni differenti , il greco di Bianco e il Mantonico, andando più a nord il mantonico è usato invece per ottenere vini da appassimento sia in pianta che sui classici graticci, nel cirotano si usa anche oltre al mantonico si usa anche il greco, a Saracena nel cosentino, come vedremo, si usa un metodo ancestrale molto complicato, mentre a Strongoli, Roberto Ceraudo usa un vitigno a bacca rossa, il Magliocco e un metodo tutto suo.
Vini Rari. Due vini dolci calabresi da meditazione