LA VIGNA | Capraia è una delle isole del parco nazionale dell’arcipelago toscano. Di origine vulcanica, è caratterizzata da roccia e macchia mediterranea. Ci troviamo nel cuore del Tirreno, ben distanti dalla costa italiana (Livorno è a 40 miglia), sicuramente più vicini alla Corsica. Conosciuta in passato per la colonia penale (chiusa ormai da metà degli anni Ottanta) è ora un posto dove risiedono poche centinaia di persone che si dedicano alla pesca, al turismo estivo e all’agricoltura. L’azienda agricola La Mursa si è posta l’obiettivo di recuperare i terreni abbandonati dalla colonia. Tra questi non poteva mancare l’uva: mezzo ettaro terrazzato è impiantato con grenache, ad alberello con fitto sesto d’impianto. Ci troviamo su un versante del monte Castello, il cui punto più alto corrisponde alla vetta dell’Isola, a 447 metri.
LA PERSONA | “Tutto ha avuto inizio alcuni anni fa, quando ho conosciuto Gianna, docente arrivata dalla Puglia per insegnare in Capraia. Io già vivevo qui ma con lei abbiamo fatto la nostra scelta di vita.” È così che Francesco e Gianna creano l’azienda agricola La Mursa e avverano il loro sogno: produrre un vino autentico e sincero, che fosse figlio dell’Isola e le cui piante crescessero tra bacche di mirto ed elicriso. Il sogno si è avverato e ora, grazie anche all’aiuto di Stefano, padre di Francesco, La Mursa produce tre etichette, due rossi e un bianco da uve ansonica e malvasia. Gianna insegna nell’unica scuola presente e insieme hanno anche il forno del paese (Stefano era il fornaio della Colonia Penale) e una bottega dove vendono generi alimentari e gli ortaggi che coltivano nei vari orti dell’isola.
IL VINO | Il Sulàna è un vino gioioso e vivace fin dal colore. Il rubino brillante, chiaro e luminoso, fa trasparire deliziosi profumi di piccoli frutti di bosco, ribes, cranberry e mirtillo su tutti. Poi ancora una punta speziata di pepe, un tocco floreale di rosa e un cenno di macchia. La bocca è fresca e leggiadra, ma allo stesso tempo ha carattere da vendere. Avvolgente, cremoso quanto basta, ha sorso ritmato grazie a freschezza ben integrata e a un finale sapido, quasi salato, molto lungo. È ottenuto da uve grenache, da sempre coltivate sull’isola, ma poi perduto con l’abbandono dell’agricoltura. Alcune testimonianze parlano di un vino antico chiamato U Rappu, proprio da uve grenache e aleatico. L’azienda La Mursa ha ridato vita alla viticoltura qui e i risultati sono straordinari.