LA VIGNA | Vecchie viti di coda di volpe nel comune di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, a 450 metri di quota. Le piante hanno in media oltre 60 anni di età e sono esposte a sud, affondano su suoli ricchi di calcare e argilla. In vigna non si usano diserbanti, in cantina le uve vanno incontro a una breve macerazione di 4 giorni per poi maturare tra acciaio e botti grandi di legno di castagno per circa un anno, senza aggiunta di solforosa. La missione è chiara: valorizzare le varietà tradizionali e il sapere delle vecchie vigne irpine.
LA PERSONA | Antonio Di Gruttola e i suoi soci hanno dato il via al movimento naturale in Irpinia. Tutto è partito nel 2003, con un lavoro che va ben oltre le definizioni e gli steccati ideologici, per un progetto enoculturale che parte da vecchie vigne e cloni rari, sparsi su tutto il territorio provinciale. Fermentazioni spontanee sui lieviti indigeni, macerazione con le bucce sui bianchi, niente
chiarifiche e filtrazioni, ampio utilizzo di anfore. Per l'affinamento vengono utilizzati anche legni dai boschi irpini (castagno, ciliegio e quercia), per un progetto di territorialità a tutto tondo che trovo sfogo in una gamma particolarmente varia, sempre ricca di spunti e novità.
IL VINO | Uno squillo di sale! Che razza di bocca scalpitante e piena di sapore. Rispetto ad altre versioni, il colore è consuetamente carico e dorato ma si apre più velocemente, i profumi ricordano la pesca, la mandorla e la scorza d'arancia. Al palato è vibrante e salato: ha energia e freschezza a dir poco sorprendenti, difficilissimo non tornare sul bicchiere. La bevibilità è pericolosa, disseta e stuzzica il palato con una bordata di sensazioni sapide e una leggera piccantezza, di zenzero e pepe bianco, che richiama immediatamente il sorso successivo. Tanto, tanto carattere.